giovedì 1 novembre 2012

Lago Bino e Cascata Lardana: l'anima infuocata dell'Appennino piacentino

La giornata dei morti si presenta limpida e di temperatura gradevole, come nella poesia Novembre di Giovanni Pascoli... ma con un ingrediente inconfondibile che non può certo farci confondere l'estate di san Martino con quella vera: la neve.

Il lago Bino



Questa bella escursione si può compiere partendo da Cassimoreno, oppure spingendosi fino alla piccola frazione di Roffi, dove termina l'asfalto. Il sentiero 033 procede verso un alto dirupo che chiude a destra la valle del torrente Lardana. Dopo 45 minuti circa di cammino in una bella faggeta si raggiunge la cascata, un bel salto di circa 40 metri. D'estate è facile trovarla a secco, ma nell'estate di san Martino la neve caduta nei giorni scorsi si scioglie per il caldo e gonfia il torrente, regalandomi un bello spettacolo fragoroso.

Cascata Lardana 


Ponticello su cui passa il sentiero poco sotto la cascata
Superato il torrente, il sentiero costeggia sulla sinistra l'alto Groppo di Cassimoreno: alcune corde e gradini aiutano in questo tratto ripido ma mai esposto.


Presto rientro nella faggeta, non lontano dal torrente che scende gonfio e verdognolo verso la cascata, preceduta da altri salti minori. Un ultimo strappo di salita mi consente di svalicare, e oltre gli alberi si intuisce la presenza del lago Bino, con il piccolo altopiano che lo fronteggia.


Finalmente all'uscita dal bosco l'intuizione si apre nella vista vera e propria del lago, molto più grande di come lo avevo visto in estate.
Nelle foto sottostanti il Lago Bino e il suo immissario, proveniente da Prato Grande e dal monte Ragola



Decido di fare il giro del lago, e scopro anche che esiste un altro specchio d'acqua, il lago Bino Minore, separato dal fratello da una frana. Visti dall'alto, i due vicini laghi mostrano un colore diverso, dovuto alla diversa profondità e all'acqua che li alimenta: quasi solo quella piovana nel caso del più piccolo.




Uno dei tratti più particolari e suggestivi di questa zona sono le rocce ofiolitiche, pinnacoli di origini vulcaniche dalle forme spesso bizzarre, talora possenti come i tre sassoni sopra il lago Bino, che da una certa angolazione ricordano quasi le tre Cime di Lavaredo: certo con le dovute proporzioni!


Salito nel punto più alto, godo di una vista d'eccezione sulle valli vicine, in posizione vertiginosa sopra i ghiaioni e i dirupi che precipitano nel lago.



Avendo più tempo a disposizione, si può scendere al vicino Lago Moo, oppure salire all'ampia radura di Prato Grande, e da qui alla vetta brulla e panoramica del monte Ragola. In tarda primavera splendide fioriture ricoprono questi campi, adibiti al pascolo di mucche; mentre in tardo autunno è la desolazione che aleggia sull'erba ingiallita, gli alberi spogli e le rocce aguzze e infuocate.



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