venerdì 26 aprile 2013

Monte Aiona: il deserto dei Liguri


Più che un monte, un altopiano; più che una cima, una grande distesa desolata di pietre: della Liguria arida e scabra, l'Aiona rappresenta il sommo dei deserti. Già, perché se pensiamo alla Liguria – da Savona in su – come al lembo di terra stretto fra mare e Appennini, allora il monte Aiona, coi suoi 1701 metri, ne è il culmine.


Le più alte vette dei monti Penna, Maggiorasca e Bue, seppure al confine con l'Emilia, non giacciono infatti  sul crinale appenninico, ma su dorsali secondarie che separano le valli di Taro, Ceno e Aveto: le cui acque, in ultima battuta, finiscono nel Po e nell'Adriatico.

La zona affascinante del Parco Regionale dell'Aveto comunque è decisamente più vicina al mare che alla pianura: arrivare da Parma significa tirare una lunga linea quasi diritta che segua la valle del Taro, il cui ultimo tratto si infila come un pungolo nell'Appennino Ligure; e raggiunto dopo un centinaio di curve il passo del Bocco, ormai si è poco distanti da Chiavari. Un altro pezzetto in salita, su una stradina che sale a destra dietro il ristorante, e si arriva al Passo Ghiffi (1066), punto di partenza del mio itinerario. In realtà con l'auto ci si potrebbe avvicinare ben di più al monte Aiona, ma a prezzo di perdersi un ampio tratto affascinante di questo percorso, il quale segue a grandi linee l'anello A8 del Parco (segnalato con il triangolo rosso).

Dati:
Quota minima: 981
Quota massima: 1701
Dislivello attivo totale: 900 scarsi
Durata: 8 ore con pause
Lunghezza: 20 km circa
Punti d'appoggio: nessuno (finché il Rifugio Prato Mollo è chiuso...)
Acqua: presenti solo sorgenti (che in estate rischiano di essere secche)
Dal passo Ghiffi (spazio per parcheggiare) ci si immette subito nell'Alta Via dei Monti Liguri, costeggiando il crinale in direzione del passo dell'Incisa, fra Penna e Aiona. L'ombra di qualche pino offre sollievo da un ambiente in gran parte arido e spoglio, con la vista che si apre sull'alta valle del Taro e i suoi paesini.



Al passo della Scaletta (1241) è consigliato allungare leggermente il percorso, mantenendosi sul sentiero di crinale che sale agilmente sulle rocce ofiolitiche della Scaletta (1433); al successivo bivio, ormai entro la faggeta, si abbandona l'Alta Via per scendere sul versante ligure, seguendo i segni del sentiero A8.





A un nuovo bivio presso la Rocca dei Porciletti (1375) si sale decisamente a destra fino a sbucare nell'ampia radura di Prato Mollo, ricamata da rigagnoli e sorvegliata dall'imponente Rifugio del monte Aiona (1500), purtroppo chiuso da un paio d'anni.




Dietro la struttura si diparte la carrozzabile per il Passo della Spingarda (1550), dove si incontra di nuovo l'Alta Via. Di fronte la visuale si apre sulla val d'Aveto, mentre a sinistra sale il versante accidentato del monte Aiona, la mia meta.

Il sentiero, reso evidente da numerosi segni in vernice e qualche paletto, attraversa un ampio altopiano punteggiato di pietre, privo di punti di riferimento: trovarsi qui in condizioni di scarsa visibilità o maltempo dev'essere una brutta esperienza, anche perché le numerose rocce ferrose confondono la bussola.
Non si indovina dove sia la cima dell'Aiona, e in alcuni punti nemmeno dove i suoi fianchi precipitino a valle: si ha davvero la sensazione di trovarsi in mezzo a un deserto d'alta quota!




Finalmente, proprio nel cuore dell'altopiano, si scorge una croce, che segna il punto più alto, da dove si vede di nuovo la valle dell'Aveto e l'inizio dei canaloni settentrionali; su un'altra “cima” distante almeno 200 metri si trova poi una madonnina, che guarda verso il mare che purtroppo oggi fatica a riconoscere... ma nelle giornate terse il panorama dev'essere straordinario.





A questo punto si torna sui propri passi fino al Rifugio, per raggiungere brevemente su strada sterrata la Pietra Borghese: si tratta di un agglomerato di peridotiti, rocce fra le più antiche d'Italia, con ben due miliardi di anni. Affiorate dal mantello terrestre e trasportate qui dall'oceano durante la formazione dell'Appennino, hanno forma vagamente geometrica e colore grigio scuro. Dovrebbero inoltre attirare i fulmini e fare impazzire le bussole... forse ingoiano anche nelle loro caverne chi prova a rubarne dei pezzi come souvenir!



Seguendo ancora per un breve tratto la carrozzabile, si incontra un bivio con un sentiero (attenzione perché è segnato solo con la vernice ed è facile non vederlo); il percorso A8 scende ripido e poco battuto fra i faggi, per poi sbucare in prati scoscesi dove avvisto due caprioli.

In basso a sinistra si scorge una profonda forra da cui sale il frastuono di cascate. La raggiungeremo presto: a un primo bivio si tiene la destra verso la Malga di Zanoni (1077), e da qui si imbocca a sinistra un bel tratturo, sempre coi triangoli rossi A8.



Il percorso è ora particolarmente affascinante: tagliando i ripidi fianchi della montagna su sicure mattonate, penetra nel “canyon” del Rio Prato Mollo, con le sue cascatelle; prosegue poi sempre sul filo di costa, mai troppo esposto, attraversando altre profonde vallette.


Purtroppo sopra ogni rivolo sono stati costruiti degli orribili invasi di cemento, che fungono anche da ponti; in un punto poi il sentiero era stato tranciato di netto da una frana, ma ora si presenta sistemato con nuovi mattoni: i mezzi d'opera sono ancora sul posto, portati su con un'improvvisata teleferica!



La parte più bella del percorso termina brutalmente nella spianata grigia del frantoio Alta val Taro (1020): si prosegue su una sterrata per poi sbucare sulla strada asfaltata del Passo Ghiffi, di cui si percorrono gli ultimi due km in salita fino al punto di partenza.


In conclusione un giro lungo ma affascinante, che attraversa ambienti diversi ma con un elemento in comune: dal solido tratturo che costeggia coraggiosamente le pendici scoscese dell'Aiona, alla traccia flebile che si disperde sulla sua enorme schiena deserta, in tutto il percorso si percepisce quel sapore secco e scabro che la Liguria più autentica è in grado di offrire. Naturalmente è meglio non provarlo quando fa troppo caldo, ragion per cui consiglio di fare giri simili in questa stagione, specialmente fra qualche settimana quando trionferanno il verde e le fioriture.

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