lunedì 2 settembre 2013

Lotta con l'Alpe!? Grande anello da Succiso sulle tracce del Barbarossa

Ci sono momenti in cui la voglia di montagna ti pervade totalmente, anima e corpo: con gli occhi e col cuore tracci arditi itinerari, convinto delle tue possibilità mentali e fisiche: perché ti senti in forma perfetta, carico come una molla. Ecco, questi sono i momenti in cui sono più propenso a sopravvalutarmi e fare delle stronzate; e allora quel pizzico di esperienza che ho estratto dai passati errori interviene per farmi mettere i piedi saldamente per terra, come è giusto li tenga ogni buon escursionista!

Sul vallone di Rio Pascolo coi piedi per terra e il cervello per aria
Le Alpi e le Dolomiti quest'anno mi hanno visto di più rispetto agli scorsi, ma comunque meno di quanto sperassi; mi consolo con il fatto di avere un'Alpe a 70 km da casa, sopra il paese di Succiso! Sulla montagna che mi è più cara ho già scritto molto, e molto ho ancora da raccontare; questa è la quarta volta che ci salgo, e in tante altre occasioni conto di tornarci, magari nella stagione bianca e con tutte le cautele del caso.


Cima dell'Alpe di Succiso
Parto alle 7,30 in sella alla motina, e come passo il semaforo ed entro in campagna ecco l'Alpe già sveglia da un pezzo che mi saluta, non nitida come nelle giornate più terse ma lo stesso ben visibile. A Lagrimone mi fermo come di consueto per prendere caffè e pranzo al sacco; la consuetudine - in realtà molto recente! - è dovuta al consigliatissimo Alimentari lungo la strada (non il supermercatino nel piazzale), dove si trovano panini buoni e sostanziosi a prezzi ridicoli e tanta cortesia: i primi non sono così rari da trovare sul nostro Appennino, la seconda invece sì...

Maestà anomala a Succiso Vecchio
Arrivo a Succiso (Villa di Mezzo) poco dopo le 9, e parcheggio di fronte alle suggestive rovine di una pieve (905 m), molto probabilmente crollata nelle alluvioni dei primi anni '70 come molti altri edifici delle vecchie borgate.

Esattamente di fronte alla chiesa sbuca il sentiero che intendo percorrere a ritorno, diretto al passo Scalucchia; ora però mi devo sorbire come riscaldamento 2 km scarsi di asfalto fino a Succiso Nuovo (970). In paese trovo tratti di sentiero segnati che mi permettono di tagliare due tornanti, passo l'Agritursimo Valle dei Cavalieri e giungo ad una bella fontana vicino alla chiesa, dove partono i sentieri per l'Alpe di Succiso e il lago Acuto.



Imbocco il primo, che sale nel bosco con una bella lastricata; alle mie spalle
però sento presto il rombo fastidioso di un trattore. Per un po' lo tengo dietro poi mi stufo e lo lascio passare; tutto questo accade nel cuore pulsante del Parco Nazionale. Salendo lentamente ma senza pausa, attraverso belle faggete, già battute dai fungaioli; il sottobosco è sporco e rovinato, del sentiero poi non ne parliamo: sassi smossi nelle salite, fango e pozzanghere nei tratti spiani, tutto marchiato dalle tracce dei trattori, che evidentemente salgono spesso su di qui per portare giù la legna.

L'ampia faggeta a N dell'Alpe, sullo sfondo si intravvede Succiso Alto
Dopo un'ora abbondante di salita un po' noiosa, esco finalmente dal bosco in vista del rifugio/bivacco Rio Pascolo, dove compare l'Alpe di Succiso ancora altissima. Al primo bivio giro a destra sul 673a, detto Sentiero Barbarossa e segnato EE: un tracciato per nulla banale e pochissimo battuto, che attraversa il più aspro versante dell'Alpe, quello Ovest; leggenda vuole fosse stato percorso dal Barbarossa durante una delle sue discese in Italia.

Sentiero Barbarossa, prima parte: sullo sfondo le montagne parmensi

La prima parte attraversa dei prati dove la traccia è praticamente invisibile: per fortuna i segnali non mancano! Poi si comincia a tagliare in costa in decisa salita, fino a raggiungere le ultime propaggini dei faggi, che ostacolano non poco la progressione. Tornato nei prati, dove resterà a lungo, il sentiero compie una curva (quota 1640) e si affaccia sulla prima parte dell'impervio lato ovest dell'Alpe.


 Mi mantengo sempre in costa, su una stretta traccia facile da perdere; con un po' di sali-scendi attraverso diversi canali, chiamati schiocchi: sorte di tubi di scarico della grande montagna, dove nelle mezze stagioni cadono sassi e d'inverno valanghe.

 

Devo procedere con cautela, facendo attenzione alle pietre, che si rivelano poco stabili; ma anche al terreno in generale, che qui è molto bagnato: erba e ramoscelli delle mirtillaie sono scivolosi e in molti punti non è proprio il caso di scivolare! In prossimità di uno schiocco più marcato degli altri trovo il passaggio più difficile: devo superare in traverso una roccia inclinata abbastanza liscia; l'esposizione è minima e il tratto è davvero breve, tuttavia bisogna fare quei due passi particolarmente delicati, dove cadere non è raccomandabile. Probabilmente fatta nel senso opposto risulta molto più facile.


Dopo una brusca curva (quota 1591) si apre un nuovo scenario sulla conca dei Ghiaccioni, dominata da Punta Buffanaro. Il sentiero scende su una larga cengia erbosa, lasciandosi sopra e sotto precipizi rocciosi di tutto rispetto: di nuovo l'esposizione non impressiona, ma l'erba è un gran brutto cliente e devo misurare i passi fino in fondo.

Il versante O dell'Alpe visto dalla cima
Al termine della discesa il tratto appena percorso fa la sua impressione: se davvero il Barbarossa passò di lì con un esercito bisogna riconoscergli grandi doti pionieristiche! Superata una distesa di pietre, che ha più l'aria di un frantoio che di una frana, mi congiungo con il sentiero 653 (che sale dolcemente da Succiso Nuovo) e in breve arrivo alla bella piana dei Ghiaccioni (1400).

Ghiaccioni: sopra gli alberi, i risalti rocciosi attraversati in discesa dal sentiero Barbarossa

Faccio la prima breve pausa banana, e alle 12,40 mi rimetto in cammino. E' finita la parte più delicata dell'itinerario, ora comincia quella più faticosa... 600 metri comodi mi separano dalla vetta. Risalgo il selvaggio vallone glaciale compreso fra l'Alpe, il monte Alto e punta Buffanaro, incontrando tre bellissimi cavalli al pascolo; il sentiero è sempre il 673 di Barbarossa, che secondo la leggenda svalicò proprio dal passo di Pietratagliata (1750).

Questa bocchetta, una delle più belle di tutto l'Appennino, è al centro di un breve percorso attrezzato, che ho percorso il mese scorso diretto al monte Alto, con l'attrezzatura da ferrata. Oggi invece distinguo almeno tre gruppi di escursionisti che risalgono senza alcuna assicurazione lo sperone a sud del passo, con un tratto ferrato breve ma comunque esposto e verticale: questa leggerezza rischia di essere pagata cara, a maggior ragione se di fianco c'è un sentiero e si può evitare tranquillamente di mettersi in pericolo.

Escursionisti non attrezzati sulla ferrata dell'Alpe di Succiso

Passato sul 671 risalgo la ripida cresta sud dell'Alpe, mentre il sole torna a farsi vedere illuminando panorami meravigliosi dietro di me e ai miei fianchi. Un ultimo strappo e sono in cima (2017), dopo poco più di un'ora e mezza dalla Piana dei Ghiaccioni, laggiù piccola piccola.

Vallone dei Ghiaccioni
C'è abbastanza traffico, e mentre mangio un'ottima focaccia con la pancetta ammirando il panorama, all'improvviso sento un vuoto d'aria e un rumore fortissimo: è questione di un attimo, ma lo spavento è notevole! In pratica uno stronzo con l'aliante, forse per fare il brillante con una manovra azzardatissima, ci è passato pochi metri sopra la testa  rischiando di ammazzarci: pensare di venire qui, a 2 km di altezza e a 4 km in linea d'aria dalla strada più vicina, rischiando di farsi investire è orribilmente ridicolo: auguro mentalmente al nostro Apache di schiantarsi contro la dura Punta Buffanaro cercando di non rovinarne la parete.


In cima: Apuane a sinistra, in secondo piano le creste del monte Alto, a destra il Golfo di La Spezia
Dopo la pausa riprendo il cammino sul 671, sempre in cresta ma ora più dolce, e sempre super-panoramico. Al crocevia della Sella del Casarola (1945) scendo a destra con il 675, verso il rifugio Rio Pascolo.


 

Mi trovo dentro un nuovo vallone di origini glaciali, il più grande dell'Alpe vista l'esposizione a nord: lo scenario è maestoso, qui più che mai (sull'Appennino settentrionale) la montagna mi ha fatto percepire quanto sia piccolo nei suoi confronti. Spero di tornare presto qui in inverno, siccome la discesa con gli sci ha l'aria di essere uno spettacolo!


Al Rifugio Rio Pascolo (1580), già intravisto stamattina, mangio l'altro panino e riposo le gambe dalla lunga discesa. L'intenzione è arrivare al passo Scalucchia con il 669, e da lì scendere a Succiso Vecchio col 609 (all'arrivo del quale ho parcheggiato). A metà strada fra il rifugio e il passo però la cartina mi segna una fontana che scopro non esistere più: rischio di farmi un pezzo lungo con poca acqua e tanto ottimo salume in via di digestione... per fortuna un cartello mi rivela la presenza di un sentiero-scorciatoia (sulla cartina risultava non segnato), il 669a.

Con una sterrata un po' pozzangerosa raggiungo in circa 40 minuti la strada dello Scalucchia, qualche curva sotto il passo (quota 1160 circa).


Mi interessa ora tagliare per raggiungere Succiso Vecchio senza passare dal Nuovo: seguo per un km circa l'asfalto in cerca di sentieri che risultano sulla cartina ma non più nella realtà. Ne trovo uno che mi ispira fiducia, e così dopo quasi 8 ore di cammino comincia il Ravanage Cazzuto.


Naturalmente il sentiero è pulito fino a un campo, poi la traccia e i muriccioli rimangono, ma coperti da decine di piante cadute. Decido di procedere, mi sento che la direzione è giusta: e infatti dopo una buona dose di sfrascate trovo una stradina che guada il Rio Passatore, qualche sbiadito segnavia bianco e rosso, cancelli costruiti con reti da letto secondo un'architettura tipica delle nostre montagne.


Un bel sentiero mi accompagna così a Succiso Vecchio (Villa Alta, 970m), dopo avere attraversato campi pianeggianti divisi da caratteristici filari di piante. Sorprende il contrasto fra questi campetti ammaestrati e gli aspri pratoni dell'Alpe di Succiso, che grandeggia sullo sfondo.


Farà questa fine anche la mia motina?
 Passando dalle vecchie borgate, balzano all'occhio i ruderi lasciati dalle
alluvioni e frane fra anni '50 e '70; tuttavia non si ha la sensazione di trovarsi in un paese morto: personalmente mi mettono anzi più tristezza le case prefabbricate in cemento di Succiso Nuovo. Peccato soltanto che tratti di sentiero sicuramente vecchi risultino impercorribili perché ostruiti dalla vegetazione.


Così fra pezzetti di strada asfaltata e sentieri segnati e percorribili rientro alla pieve diroccata della borgata bassa di Succiso, dove rivedo la moto alle 18,20 con alle spalle 9 ore intense di camminata. Certo le Alpi sono un'altra cosa, ma l'Alpe fa la sua dignitosa figura dall'altra parte della pianura!

Punto di partenza: Succiso Villa di Mezzo (905)
Punto più elevato: Alpe di Succiso (2017)
Dislivello in salita: 1450
Tempo totale di percorrenza: 9 ore
Grado di difficoltà: EE
Segnaletica: Buona
Punti d'appoggio: Rifugio invernale Rio Pascolo, Bivacco Ghiaccioni, sorgenti ai Ghiaccioni, fontana quasi in fondo al 669a
Accesso stradale: Dalla provinciale che collega Ramiseto al passo del Lagastrello, seguire le indicazioni per Succiso
Note: giro molto lungo, è possibile farlo in una variante meno faticosa e più sicura ma comunque gratificante (partendo da Succiso Nuovo e salendo ai Ghiaccioni col 653)

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