mercoledì 27 novembre 2013

Marmagna e lago Santo, l'inverno apre le danze sull'Appennino parmense

Meta della prima uscita invernale della stagione, e prima cima invernale in generale, è stata giustamente il Marmagna. Una giornata eccezionale, forse la più limpida e scenografica che abbia mai trovato in Appennino: la neve caduta in abbondanza tre giorni prima, seguita dal freddo pungente, ha reso il paesaggio più consono a gennaio che non a novembre.


Arriviamo a Lagdei di buon ora, preceduti soltanto dalla Forestale: il rifugio è chiuso, il termometro segna 8 gradi sotto zero e sul terreno ci saranno 70/80 cm di neve. Ci incamminiamo sul sentiero 727, per fortuna già battuto dalle ciaspole, e in un'oretta siamo al lago Santo, non ancora ghiacciato, giusto in tempo per vedere il sole spuntare da dietro le creste dello Sterpara.

Lago Santo, ore 9,15

Ore 13,15

Proseguiamo sul 723, sempre ben battuto, e lo scenario si fa sempre più alpestre, con gli abeti poco sopra il lago totalmente carichi di neve. All'apertura del vallone sotto il Marmagna finalmente il sole arriva a scaldarci, e ad accendere la grande distesa di bianco davanti a noi: gli ultimi faggi sembrano fantasmi di filigrana, i rami non si vedono più.



martedì 19 novembre 2013

Molveno e valle delle Seghe, miraggi di dolomia sopra la nebbia

Rifugio Selvata
Volendo fare un bilancio superficiale, quest'ultima uscita è stata un mezzo fallimento in confronto alle tre autunnali perfette che l'hanno preceduta: abbiamo camminato in una valle sommersa quasi tutto il tempo da nubi basse; sbagliato sentiero allungando il giro al mattino e dovendolo accorciare il pomeriggio; mangiato al sacco dei panini miseri e tiragni raccattati nell'unico bar disponibile a Molveno e Andalo insieme...

Ma proprio quando tutto sembrava farci sprofondare nella nebbia e nella rassegnazione, ecco che il Brenta ci ha regalato un'emozione sconfinata, come se avessimo conquistato una cima: e questo è quello che conta alla fine del giro, insieme all'ottima compagnia - amici che amano la montagna fino al midollo - e naturalmente al fatto di tornare a casa interi.

Miraggi al Brenta
Il Brenta dunque, per la terza volta in due mesi e mezzo: prima in alta quota (Bocchette alte), poi a metà strada (Val Brenta e Vallesinella) e stavolta ancora più in basso, nella valle delle Seghe che parte da Molveno (864). La bassa quota, col senno di poi, è stata quella che ci ha imbrogliati: i meteo davano sole, e sole c'è stato: ma sopra i 1500/1600 metri, dove si stendeva uno strato densissimo e impenetrabile di nubi, che non si è abbassato o diradato nel corso della giornata come speravamo.



mercoledì 13 novembre 2013

Monte Baldo: Cima Telegrafo e Valdritta: un tuffo nel cielo di Garda

Una campana possente e isolata: così si presenta il monte Baldo nelle giornate limpide visto da gran parte della pianura padana, compreso il mio balcone (e non abito certo sul Pirellone!). La sua lunga dorsale separa il Lago di Garda dalla valle dell'Adige, e segna l'inizio di un'importante porzione di Alpi: a sud ci sono soltanto colline e vigneti; mentre a nord, seguendo fedelmente la linea spartiacque, si innalzano le Dolomiti di Brenta e la Presanella; ancora oltre, mantenendo sempre come riferimento l'Adige e i suoi affluenti di destra, si incontrano Cima San Matteo, il Cevedale e l'Ortles; poco più a nord-ovest questa nobile sequenza di montagne - che comprende buona parte delle Alpi Retiche Meridionali - confluisce con la dorsale principale delle Alpi di confine.

Il rifugio Telegrafo
 Ma torniamo al principio, al mio balcone, dove lunedì mattina il Baldo mi ha dato il buongiorno compreso fra una palazzina e un paio di pini: il profilo così nitido che quasi si contavano i fili d'erba! Sperando in un bis di tali condizioni anche il giorno seguente, sono partito di buon ora per attraversare la pianura direzione nord. L'alba sembrava regalare i migliori auspici, con le Alpi più lontane coperte di neve e arrossate dal primo sole; poi però col passare delle ore è venuto più caldo e l'aria si è fatta meno limpida: sarebbe comunque da infami lamentarsi!

Cima Telegrafo
Cima Valdritta

Da Caprino Veronese percorro la strada Graziani fino a un paio di km oltre il divieto di transito invernale, in località Caval di Novezza: qui inizia il sentiero Bovi (652), un lungo traverso in salita prima sotto i faggi ormai spogli, poi fra i sempreverdi pini mughi: sarebbe quasi noioso se non fosse per il panorama già vastissimo verso oriente.

Sentiero Bovi
Mi lascio a destra il sentiero 66, che farò a ritorno, e dopo aver passato facilmente alcuni ghiaioni e canali di scarico (in gergo vai) raggiungo il rifugio Telegrafo, dove la vista si apre finalmente sul Lago di Garda.