venerdì 28 febbraio 2014

Monte Sillano invernale, anello da Tarlanda di Ligonchio per la valle di Rimale

Cresta Sillano-Monte, percorsa in prima traccia
Cinque ore di sonno sono sufficienti per archiviare una ciaspolata medio-lunga e una serata medio-alcolica, e rimettersi in marcia per un'altra escursione. Destinazione Ligonchio, noto per essere in c__o alle cornacchie e per aver dato i natali a quella cornacchia della zanicchi. A Castelnuovo Monti siamo attratti da una Casa del Formaggio con l'insegna Alpe di Succiso, e forse siamo i primi clienti attratti da questa operazione di marketing.

Il personaggio - anzi, la personaggia o personaccia se si preferisce - che incontriamo dentro, è proprio tutto l'opposto del marketing: una donna rustica e nervosissima, rigorosamente from Succiso, che farebbe volentieri a meno della nostra presenza; incuriositi dai tanti appetitosi formaggi, otteniamo un'illustrazione più completa che mai: <<Quelli sono di mucca, questi di pecora>>.

Cartelli Cai A Tarlanda
Compriamo della foccaccia e la succisina ci fa assaggiare un po' di formaggio di pecora, poi ho con lei un malinteso sul taglio a metà della micca per fare il panino... mi ritrovo con un miccone da mezzo chilo con dentro una fetta da 3 etti di formaggio di mucca (anche noto come caciotta). A onor del vero tutto buonissimo e a prezzi stracciati, ma forse potrebbero anche alzarli un po' e assumere una commessa.

Sentiero 633 sopra gli Schiocchi
 dell'Ozola



Chiusa parentesi del "brangognamento", stavolta l'ho messa all'inizio. A Ligonchio saliamo per stradina (indicata solo coi segnali Cai) diretta ai rifugi Battisti e Bargetana. Il progetto era salire sul monte Prado, ma optiamo subito per un giro più breve: motivi l'ora già tarda, e una salita ghiacciata dove non ci sentiamo di rischiare... parcheggiamo così il località Tarlanda (1246, qualche spiazzo), proprio dove parte il sentiero 641 per il monte Sillano.

Noi però imbocchiamo il 633, che inizia a sua volta qui e mantenendosi sempre in piano costeggia il versante orografico sinistro della val d'Ozola fino a Ponte Rimale, dove ritrova la strada principale diretta a Presa Alta. In questa zona si intrecciano molti sentieri e carrarecce, la decifrazione della cartina non è immediata... ma un'ottima segnaletica Cai aiuta a non smarrirsi ritrovandosi nelle grinfie dell'Iva (non la tassa, la cornacchia).

martedì 25 febbraio 2014

Ciaspolata ad anello da Pratospilla ai Laghi del Sillara, per Lago Ballano e monte Bragalata

E anche questo giro abbiamo fatto centro: escursione con sole e neve fresca del giorno prima, malgrado previsioni dubbie e grigiore scoraggiante in pianura: ancora una volta a Pratospilla, ancora una volta di sabato. Mi ha sorpreso incontrare in una giornata simile soltanto due sciatori lontano dalle piste, e zero escursionisti: battere traccia per quasi tutto il percorso in compenso è stato piacevole e poco faticoso!



Partiamo abbastanza tardi dal rifugio, subito con le ciaspole, e con il comodo sentiero 707 raggiungiamo il Lago Ballano (1341); proseguiamo dunque con il 709b, che nessuno di noi ha mai percorso: per fortuna è segnato con bollini verdi (itinerari in Mountain Bike), il Cai stavolta si è fermato a cartelli e cartina! Il sentiero compie una serie di saliscendi attraversando la valle sotto il Lago Verde fino a immettersi nel 709 che sale da Valditacca verso il Sillara.

Tronchi sul sentiero

Fin da subito si pone il problema dell'attraversamento di rii diventati piccoli torrenti per il caldo, e fiancheggiati da muri di neve via via più alti. Per non toglierci ogni volta le ciaspole, ci dobbiamo cimentare in ardite evoluzioni cercando la poca neve sui sassi... per fortuna nessuno si rompe nulla. La neve è a grani enormi, sembrano pezzetti di polistirolo, e al sole si sta quasi bene in maglietta!

Guadando il Rio Frasconi (1 di 3!)

domenica 23 febbraio 2014

Monte Sillano (1876)

E' prima cima significativa che si incontra a est del passo della Pradarena, verso cui dirada con pendii lunghi e dolci; sul lato opposto invece il crinale è più esile, così come la dorsale che separa le valli emiliane dei rii Re e Rimale; questa prosegue verso nord fino ai risalti del Monte (1781), per poi esaurirsi nei boschi sopra Ligonchio. La montagna si chiama come il paese di Sillano, in alta Garfagnana, da cui passa la strada per il passo per la Pradarena, teatro di una storica corsa in auto.

Escursioni (inverno):

giovedì 20 febbraio 2014

Anello invernale Lagoni - Lago Scuro, sentieri nella nebbia

Faggete fra la nebbia
Organizzarsi all'ultim'ora per i giri in montagna è sempre efficace, siccome si è quasi sicuri di indovinare il meteo; ma di mettermi d'accordo dopo la mezzanotte per andare la mattina successiva, non mi era ancora successo! E a maggior ragione con meteo sicuramente negativo... ma dopo tante uscite con il sole, ci voleva un giro col maltempo: anche questa è esperienza.

Approfittiamo dell'apertura della strada sterrata per i Lagoni, normalmente chiusa in inverno: è ridotta maluccio, con molte buche larghe e profonde, ma Si_Può_Fare. Al rifugio siamo i primi avventori, e ci accolgono nebbia, vento e pioggia; però non si può dire ci sia freddo!

Valanga sul sentiero 711 per il Lago Scuro
Ci incamminiamo lungo il sentiero 711 per il Lago Scuro: la neve è dura e bagnata, ogni tanto cede sotto i passi ma in genere regge. Per fortuna la pioggia diminuisce fino a smettere, ma sotto le placche del monte Scala siamo costretti ad abbandonare il sentiero per girare sotto una grossa valanga a blocchi, che hanno atterrato diversi alberi. Neve umida e pioggia devono avere appesantito il manto, che è scivolato naturalmente su quei piani lisci e inclinati dove in estate si arrampica.

Verso la Capanna del Lago Scuro
Ripreso il sentiero, raggiungiamo con una breve deviazione il Lago Scuro, non del tutto ghiacciato e nemmeno visibile per la fitta nebbia. Torniamo dunque sui nostri passi per proseguire fino alla vicina Capanna del Lago Scuro, anch'essa individuabile a distanza di 10 metri o poco più, e mezza sommersa dalla neve. La porta è aperta, mancano i battenti e la massa nevosa deve avere spinto forte! Ma dentro nessuna bestia.

Pausa tè con lampade frontali, poi si riparte. Raggiungere il crinale con questa nebbia è improponibile, ci accontentiamo di completare un anello attorno ai Lagoni. Appena prima della capanna, teniamo direzione est sempre lungo il 711, che attraversa un piccolo altopiano: qui l'orientamento è difficile, siccome la pioggia ha livellato il manto e le traccie, e non si vedono segnali. Sondando qua e là comunque ritroviamo il sentiero nel momento in cui rientra nel bosco.

...permesso?

Ponte sotto il Lago Scuro, qui nessun problema!
Qui però si pone il problema di attraversare un fiumiciattolo, con di fianco muri di neve cedevoli alti qualche metro... con un po' di fantasia e aiutandoci con gli alberi, riusciamo nella piccola impresa: ora però tornare indietro sarebbe una scocciatura! Il sentiero prosegue oltrepassando altri due pianori, dove gli alberi o non ci sono, o sono sommersi dalla neve insieme ai segnavia. Sbagliare strada è davvero facile! Comunque ci saltiamo fuori; in seguito il sentiero si mantiene sempre nel bosco e seguirlo è più facile. Attenzione però, con 2-3 metri di neve anche nel bosco i segnali rischiano di rimanere coperti! Oggi ci è andata bene per un 20-30 cm...


Qui il ponte bisogna inventarselo...
Ai tre bivi seguenti teniamo sempre la sinistra, e dopo qualche su e giù - e un passaggio sotto Rocca Pumaccioletto che sembra svalangare volentieri - siamo di nuovo al rifugio Lagoni, non troppo tardi per un meritato pasto caldo e al caldo! Niente di più piacevole che entrare in un rifugio quando fuori fa brutto tempo e semi-freddo. Qualcun altro si è spinto fin qui, mentre attorno a Lagdei si svolgeva il trofeo di scialpinismo Una giornata divertente e didattica, mi mancavano sia i Lagoni d'inverno sia il nebbione tanto caratteristico del nostro crinale!

lunedì 17 febbraio 2014

Monte Alto da Passo di Pietratagliata. Troppo rischio per l'Alpe di Succiso

Quando parcheggi a Succiso Alto, significa che hai le idee molto chiare: salire in condizioni invernali la montagna più bella e difficile del nostro Appennino. In paese a dire il vero l'inverno sembra passato da un pezzo... un sole vivace, sbucato da poco, ci scalda mentre ci cambiamo, e accende la vernice sbiadita dei prefabbricati anni '70 post alluvione; ma mille metri più su, il versante nord dell'Alpe scintilla liscio e lucido come marmo. Là è inverno di sicuro!


Lasciamo in auto le ciaspole, e ci incamminiamo lungo il sentiero 653 per i Ghiaccioni: vogliamo puntare in alto, tenerci la via normale da Rio Pascolo (655) per il rientro e salire dalla cresta sud (671). La lunga e quasi pianeggiante stradina nel bosco è coperta giusto da qualche chiazza di neve; ma salendo il manto si fa uniforme, reso duro dalla pioggia. I bastoncini aiutano molto a mantenere l'equilibrio!

Ponticello prima dei Ghiaccioni
L'amena conca dei Ghiaccioni si presenta solcata dai numerosi rivoli sorgivi del torrente Liocca, che scorrono fra muri di neve di un metro e mezzo, con gli strati a vista: situazione primaverile che la dice lunga sulle contraddizioni di questo inverno. Poco dopo le 10 siamo all'accogliente Bivacco Ghiaccioni (1350), dove indossiamo i ramponi per affrontare la salita al Passo Pietratagliata (sentiero 673).

Bivacco Ghiaccioni
Verso il limitare del bosco saliamo troppo a destra e perdiamo il sentiero, che comunque ritroviamo dopo una breve discesa. Tutto attorno a noi si spalanca ora il grandioso vallone glaciale fra Alpe di Succiso e crinale dei Groppi di Camporaghena, chiuso a est dalle rocce aguzze del Passo Pietratagliata (1750), la nostra meta. Non c'è anima viva: mai come qui in Appennino ci si sente piccoli e soli di fronte alla montagna.


martedì 11 febbraio 2014

Lago Nero, monte Bue e Maggiorasca: ciaspolata nel far west dell'Appennino parmense

Dopo una notte di furiosa tempesta, domenica mattina lasciamo Parma sotto un cielo plumbeo e umidiccio: destinazione Passo Zovallo, l'angolino a ovest-nord-ovest della nostra provincia. Durante il viaggio su un A15 deserta (forse per l'aumento dei prezzi, ormai ingiustificabili), ci accompagna un fiume Taro in piena, mai visto così grosso... si starà portando via tutta la neve che pensiamo di trovare oggi?

...Evidentemente no.
A Bedonia il cielo è ancora grigio e opprimente, e in uno dei 124 bar del paese, i vecchietti dicono di aver visto poche volte piovere più della scorsa notte. La strada normale per il passo del Tomarlo (quello di fianco allo Zovallo) è chiusa per frana fra Ponteceno e Anzola, così percorriamo la deviazione per Montarsiccio e Tomba, stretta e tortuosa, attraverso i paesini più remoti e ormai in abbandono della nostra provincia. Della neve, soltanto l'ombra.

...Dopo invece neanche un'ombra sulla neve!

Ma risalendo i tornantoni del Tomarlo l'autunno lascia spazio all'inverno: ecco finalmente la neve! Sui muri sempre più alti a lato della strada, sui rami degli alberi, sui grandi prati in cima alle montagne... e alla fine anche in mezzo alla strada! Alle 9,30 passate siamo sullo Zovallo (1409), fra i primi a parcheggiare nonostante lo svantaggio stradale rispetto a piacentini e genovesi. Il tempo di cambiarci e sbuca anche il sole, l'ultimo ingrediente tanto atteso per la giornata perfetta.

Parcheggio Zovallo, sono arrivati i cugggini!
Ci incamminiamo lungo la traccia battuta per il Lago Nero (sentiero 001): le ciaspole sono quasi d'obbligo, la neve fresca (circa mezzo metro) è pesante e crostosa. Al primo bivio vediamo che nessuno è salito verso il monte Nero (1754) con il ripido 003, e con questa neve faticosissima non saremo certo noi a inaugurarlo, abbiamo altri obiettivi per la giornata!

Falsa partenza per Gianpaolo

venerdì 7 febbraio 2014

Intervista al monte Caio, prima traccia in ciaspole sulla montagna più vicina a Parma

Ciao Caio, vuoi rivelare ai miei 15.000 lettori cosa ti rende speciale per i parmigiani?

Il monte Caio
Buongiorno Luca. Beh, ho il vantaggio di guardare la loro pianura da un lato e le loro montagne dall'altro; poi in 45 minuti d'auto e un'ora a piedi mi possono raggiungere tutti. Tutti sottolineo, dato che vanto sentieri facili e dolci, ideali per i principianti; mentre con un pizzico di fantasia anche i camminatori più esigenti possono scoprire angoli di vera montagna. Non gli arrampicatori purtroppo, siccome ho una natura piuttosto friabile...

Panorama dal Caio sulla val d'Enza con l'Alpe di Succiso


Credi che ciò influisca sulle frane che stanno martoriando buona parte dei tuoi versanti?

Decisamente. Apprezzo gli sforzi delle persone che continuano ad abitare sotto di me, anche se qualche volta costruiscono dove non dovrebbero... purtroppo sono fatto così. Certo, un tempo invece di tutta questa pioggia, che certo non aiuta affatto a lasciarmi in pace, in inverno veniva la neve! ma su questo noi montagne non abbiamo alcuna responsabilità...
Crinale sud del Caio, verso San Matteo

Già la neve. Cosa ne pensi di Schia?

Sono affezionato a questa piccola stazione, che ho visto nascere, vivere gli anni d'oro (dove addirittura progettavano di raggiungere la mia cima con gli impianti), morire e poi rinascere con fatica negli ultimi anni. I gestori fanno del loro meglio ma senza la neve purtroppo si va poco lontano. Ora finalmente sembra che la stagione abbia preso il via con l'ultima nevicata!


Prima traccia sul Caio
Tocchiamo pietre ferrose! Ti ringrazio di cuore per avere concesso a Montagnatore l'esclusiva di averti battezzato ieri, camminando su un fresco manto vergine alla luce pomeridiana.

E' stato un piacere, erano anni che non ti vedevo; a dire il vero sono rimasto sorpreso che ieri, pur essendo venute diverse persone a ciaspolare e sciare sulle piste chiuse, soltanto tu abbia tracciato i miei sentieri alti. C'è stata anche una splendida giornata dopo due settimane di pioggia e grigio... ma sono certo che nei prossimi giorni avrò molta compagnia.

Molto probabile. La parola CAI all'interno del tuo nome deve avere il suo peso!


lunedì 3 febbraio 2014

Massese, interventi stradali e dissesto idrogeologico sull'Appennino Parmense

L'ex strada statale 665 Massese collega Parma ad Aulla attraverso il Passo del Lagastrello: un valico storico, chiamato anticamente Malpasso (toponimo conservato da un monte vicino) per la presenza dei briganti o forse dei monaci risiedenti nell'abazia di Linari, ora in rovina: entrambi chiedevano con ogni probabilità un pedaggio ai viandanti.

Passo del Lagastrello visto dal crinale parmense
I viandanti di oggi diretti al mare lo pagano ancora il pedaggio - e salato - ma sull'autostrada A15, che passa sotto un altro valico di antica memoria: la Cisa. Chi va al mare passando dal Lagastrello evidentemente ha voglia di fare curve o vedere montagne! Ciononostante la Massese resta la principale via d'accesso ai comuni di Tizzano, Palanzano e Monchio: zone di produzione del crudo di Parma e del Parmigiano, di turismo estivo e invernale (si scia - ancora per poco - a Schia e Pratospilla).

Fra 2008 e 2013 la Massese è stata oggetto di importanti lavori, per una somma di 20 milioni di euro finanziati da Provincia di Parma e Regione Emilia Romaga. Gli interventi sono cominciati con la tangenziale di Pilastro per poi proseguire con la rotonda di Pastorello, la variante di Ranzano, quella di Lugagnano, il nuovo ponte di Groppo e altre due rettifiche stradali.

Inaugurazione Variante Ranzano, al centro Bernazzoli
Certo, Palanzano e Monchio sono ancora lontani da Parma; ma in termini di tempo e soprattutto di sicurezza gli interventi hanno avuto una loro indubbia utilità, sostituendo tratti curvosi e stretti con ampi rettilinei, due incroci pericolosi e trafficati con una tangenziale e una rotonda. Il punto è che nell'ultimo anno la Massese e vari paesi che attraversa sono stati letteralmente disastrati dalle frane, e tutto questo a pochi passi dalle nuove varianti.