martedì 18 marzo 2014

Corno Bianco e Corno Nero, escursione sulle sentinelle delle Dolomiti

Passo Oclini, metri 2000: Corno Nero (Schwartzhorn) e Corno Bianco (Weisshorn), uno di fronte all'altro, sembrano ignorarsi vicendevolmente: l'uno a sorvegliare Cavalese e dintorni, l'altro il famoso canyon Bletterbach verso Aldino, ancora coperto di neve e chiuso al pubblico. A est delle due sentinelle, si distende il vastissimo altopiano della val d'Ega, coperto di abeti e delimitato dai bastioni di dolomia di Latemar e Rosengarten.

Il Corno Bianco visto dal Nero
Il Corno Nero visto dal Bianco

Da tanto tempo non godevo di questo spettacolo maestoso, che malgrado il mio affetto per l'Appennino soltanto le Alpi e soprattutto le Dolomiti sono in grado di offrire.

Lagorai



Questi due corni dirimpettai, in posizione defilata verso ovest, ci hanno regalato un panorama eccezionale, sorprendente nella sua vastità; e la piccola stazione sciistica di Passo Oclini - complici condizioni della neve non certo esaltanti per il caldo - ci ha risparmiato il traffico multi-etnico che congestiona piste e cime di località dolomitiche vicine e più gettonate.



Ci avrei quasi sciato volentieri, soltanto per la soddisfazione di firmare le "millerighe" dei gatti... ancora a mezzogiorno solcavano le due piste deserte sotto il Corno Bianco, esposte a sud e quindi cotte dal sole. Invece abbiamo deciso di fare gli originali, unici escursionisti picozza-ramponati in mezzo a pochi sciatori in pista e pochissimi scialpinisti.


I ramponi a dire il vero sono sempre rimasti nello zaino (le ciaspole direttamente in auto), siccome le condizioni della neve non li richiedevano. Parcheggiato sull'asfalto sotto il grande bar/ristorante del Passo, abbiamo salito al mattino il Corno Bianco (2316), prima su pendio marcio con tanto di neve rossiccia - per la sabbia trasportata dal deserto nelle scorse settimane - poi su breve e facile cresta fino alla croce di vetta.


Proseguendo un poco verso nord, abbiamo potuto affacciarci sul baratro che precipita per 1000 metri fino al canyon del Bletterbach, paradiso geologico, con la sua roccia dolomitica stratificata ben visibile anche da qui. L'idea era scendere dall'estetica cresta nord per poi aggirare il canyon dall'alto; ma un pendio iniziale un po' troppo ripido e l'incognita del versante ovest ci hanno fatto rinunciare... meglio evitare zone a rischio con tutta questa neve unita alle temperature altissime.


Torniamo così sui nostri passi e in breve siamo di nuovo al Passo Oclini e all'auto. Risaliamo in maglietta il bordo delle piste semi-vuote, e con un po' di fatica raggiungiamo l'arrivo della seggiovia. Tiriamo fuori le piccozze per affrontare meglio la ripida cresta nord, con neve scalinata dai numerosi scialpinisti saliti al mattino. Alle nostre spalle, il Corno Bianco sembra un piccolo vulcano, chiazzato di macchie rossicce.



Finalmente siamo in cima (2439), la croce semisepolta dalla neve, attorno un panorama immenso: tutte le cime del Lagorai, le Pale, Pelmo, Antelao, Latemar, Catinaccio, Tofane, Sciliar, Alpi austriache, Ortles e Gran Zebrù, Presanella, Brenta, Baldo. Un crudo elenco non può certo evocare la meraviglia, ma non mi era ancora capitato di vedere tante montagne anche lontane tutte in un colpo solo.


Dopo le dovute foto, scendiamo per la cresta est, che dall'auto sembrava più facile di quella fatta in salita. Il primo tratto è su cornici enormi appoggiate sulla val di Fiemme, mentre poi la cresta si biforca: alla nostra destra è facile e spelacchiata, ma ci porterebbe troppo in giù; a sinistra si rimane affacciati sulla conca di passo Oclini, ma a costo di affrontare un traverso non tanto ripido ma brutto, siccome taglia dall'alto una conca.


La neve è cambiata radicalmente, si presenta polverosa, la quantità enorme si intuisce dalle cornici della cresta a destra... con passo felpato e una certa strizza (chissà perché Mario è sempre tanto tranquillo in queste situazioni, o forse sono io che mi preoccupo eccessivamente?) superiamo il traverso e raggiungiamo la cresta giusta, ora davvero facile e priva di pericoli!



La neve è sempre più polverosa, una vera goduria, salvo qualche sprofondamento ogni tanto nelle zone vicine ai pini mughi sommersi. Gradualmente ci avviciniamo al limitare del bosco, con Catinaccio e Latemar sempre di fronte.



 L'ultimo tratto è semplicemente rilassante, su una pista/stradina pianeggiante che ci riporta al rifugio più presto del solito: nessuno ci leva due belle birre per brindare alla salita dei due Corni, al confine fra Trentino e Alto Adige, Dolomiti e resto del mondo.


Punto di partenza: Passo Oclini (2000)
Punto più elevato: Corno Nero (2439)
Dislivello in salita: 752
Tempo totale di percorrenza:  5 ore
Grado di difficoltà: EEI
Segnaletica: Scarsa
Punti d'appoggio: Ristorante/bar/rifugio Passo Oclini


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