martedì 24 giugno 2014

Walk from Ramsgate to Sandwich along Pegwell Bay

There's one thing that immediately amazed me here at Ramsgate: the presence of long and large walks, reserved only to pedestrians use. Going out of my house, just crossing a few streets, I can find myself in the middle of the countryside, along well mantained and marked footpaths. On this tuesday, after the school, I decide not to come back home for the 6 o' clock dinner, but to profit the sunny and clear afternoon.


C'è una cosa che mi ha subito sbalordito qui a Ramsgate: la presenza di lunghi e ampi percorsi riservati ai pedoni. Uscendo dalla mia casa, attraversate giusto un paio di strade, posso ritrovarmi nel bel mezzo della campagna, lungo sentieri ben mantenuti e segnalati. Questo giovedì, dopo la scuola, decido di non tornare a casa per la cena delle 18,00, ma di approfittare del pomeriggio limpido e soleggiato.


Last time I heve walked towards Margate; this time I prefer to explore the the coastline in the opposite direction: my destination is Sandwich, a little town with a long history. After the West Cliff's promenade, a really nice esplanade despite the waste of asphalt, I descend on Pegwell Road: after a big hotel in Liberty style, I take a footpath with the cliffs on the left, and large maneges with horses on the right.


L'ultima volta ho camminato verso Margate; questa volta preferisco esplorare la linea di costa nell'opposta direzione: Sandwich è la mia destinazione, una piccola città con una lunga storia. Dopo il lungomare della West Cliff, davvero una piacevole passeggiata nonostante lo spreco di asfalto, scendo lungo Pegwell Road: superato un grande hotel in stile Liberty, prendo un sentiero con le scogliere a sinistra, e sulla destra ampi maneggi di cavalli.

But the most surprising view is the expance of Pegwell Bay, protected by a National Reserve because of the several species of byrds that crowd it. The greenof the plan ends gradually in the sea, shining in different shades of blue: tens of white sea gulls stands on the water surface, similar to the wind-farms far away at the horizon.


Ma la vista più sorprendente è la distesa di Pegwell Bay, protetta da una Riserva Nazionale per via delle diverse specie di uccelli che la popolano. Il verde della pianura termina gradualmente nel mare, risplendendo di diverse tonalità di blu; decine di bianchi gabbiani stanno fermi sulla superficie dell'acqua, simili alle pale eoliche lontano all'orizzonte.


An unexpected Viking sheep in the middle of the grass, marked the arrival at Cliff Ends. As the name of this village suggests, here the chalk cliffs leave space to the large floodplain of rivier Stour; they will rear up again after Deal. The footpaths advance now through the heart of the National Reserve, with several possible diversions.

Un'inaspettata nave vichinga in mezzo a un prato segna l'arrivo a Cliff Ends. Come suggerisce il nome di questo villaggio, qui le scogliere di gesso lasciano spazio all'ampia pianura alluvionale del fiume Stour; si impenneranno di nuovo oltre Deal. Il sentiero avanza ora verso il cuore della Riserva Nazionale, con numerose possibili deviazioni.

Unfortunately, there's no way to trespass the Stour rivier (this area is integrally protected, and access is forbidden); so the only solution to walk until Sandwich is to tread the footpath that skirt the trafficated A56 for about two miles. This very boring lenght seems never-ending: for another mile you must walk besides another large road, seeing the enormous Sandwich industrial estate on your left. The town, on the other end, appears very modest, dominated by the squat bell towers of its churches.


Sfortunatamente non c'è modo di oltrepassare il fiume Stour (quest'area è protetta integralmente, e l'accesso è proibito); quindi l'unico modo di raggiungere Sandwich a piedi è percorrere il marciapiede che affianca per circa due miglia la trafficata superstrada A56. Questo noiosissimo tratto sembra non finire mai: per un altro miglio ti tocca camminare di fianco a una nuova strada, vedendo l'enorme area industriale di Sandwich a sinistra. La cittadina, dall'altra parte, appare davvero modesta a confronto, dominata dai campanili tozzi delle sue chiese.

Finally I walk throuth the Stour on a historical bridge, where cars must pass one at time: elegant ships in the rivier gives me welcome in Sandwich. Across the centuries the sea have receded and landscape has deeply changed: isle of Thanet (the district of Ramsgate Broadstairs and Margate) have joined the mainland, and Sandwich, wich was one of the rich medieval Cinque Ports, retained only the rivier Stour's waters: a similar process happened in London with the Thames.


Finalmente attraverso lo Stour su un ponte storico, dove le auto devono passare una alla volta; barche eleganti lungo il fiume mi danno il benvenuto a Sandwich. Nel corso dei secoli il mare si è ritirato e il paesaggio è cambiato profondamente: l'isola del Thanet (la regione di Ramsgate Broadstairs e Margate) si è unita alla terraferma, e Sandwich, che durante il Medioevo fu uno dei ricchi Cinque Porti inglesi, conservò soltanto le acque del fiume Stour: un simile processo vide protagonista il Tamigi a Londra.


Sandwich is now a lovely country town, surrounded by shaded walks whith canals and willows. The urban plant and most of the houses along the silent streets, preserve something of the Middle Age atmosphere, not ruined by lots of shops and turistic attractions (as happens in Canterbury). Some places, like the graveyard behind St Clement Church, are really magic, ancestral.


Sandwich è ora una cittadina adorabile, circondata da passeggiate ombrose fra canali e salici. L'impianto urbanistico e gran parte delle case lungo le vie silenziose, conservano qualcosa dell'atmosfera medievale, non rovinata dal pullulare di negozi e attrazioni turistiche (come avviene nella vicina Canterbury). Alcuni luoghi, come il cimitero dietro la chiesa di San Clemente, sono veramente magici, ancestrali.

But more ancestral is the picture of me under St Peter church, sitting on a park bench, like Aqualung - but two homeless staying at the other side of the church seem gentelmen compared to me at the moment: 30 minutes eating two veal skewers with kebab meat, salad, sausages, peppers, tomatoes and cucumber... with my hands, because in the I forgot to take cultlery at the take-away and I am too hungry to ratiocinate. Even if I find myself in Sandwich, a sandwich wouldn't be enough for me this evening!


Ma ancora più ancestrale è l'immagine di me sotto la chiesa di San Pietro, seduto su una panchina come Aqualung (qui solo gli appassionati di Progressive possono capire) - ma due barboni dall'altra parte della chiesa sembrano dei nobiluomini confrontati con me in quel momento: mezz'ora a mangiare due spiedini di vitello con kebab, insalata, salse, peperoni, pomodori e cetrioli... a mani nude, siccome mi sono dimenticato di prendere le posate nel take away ed sono troppo affamato per raziocinare. Anche se mi trovo a Sandwich, un sandwich non sarebbe abbastanza per me questa sera!

lunedì 16 giugno 2014

Ramsgate, Broadstairs, Kingsgate Bay: the first walk in England along the promenade

My second day in Britain starts with a shining sun in the sky: such a valuable welcoming for this land! Once I've found my host-house, I let my baggage there and go out for a walk along the seaside. I follow the high Ramsgate promenade until an elegant stair, that goes down to the beach, under the chalk cliffs: the first part of the walk is on a concrete road, that soon ends on the seashore.


Il mio secondo giorno qui in Inghilterra comincia con un sole luminoso nel cielo: un benvenuto davvero prezioso visti gli standard da queste parti! Una volta trovata la casa che mi ospiterà, lascio lì i miei bagagli e parto senza esitare per una bella camminata seguendo il lungomare. Dal centro di Ramsgate procedo fino ad un'elegante scala, che scende sul bordo della spiaggia sotto le rupi di gesso: la prima parte della passeggiata si sviluppa su un lungomare cementificato, che comunque termina presto sulla battigia.



Lots of people are walking barefoot on the sand, the shoes in their hands; men of all ages and weights show their chest and belly to the sun and the other people. Someone with the dog, someone with bike, British are enjoyng this sunny sunday. The seashore is very large, with mossy stones and sort of pahts between them, sometimes covered by puddles of warm water.


Ci sono tantissime persone che camminano a piedi nudi sulla sabbia con le scarpe in mano; uomini di tutte le età e taglie mostrano petti e pance al cielo e alle altre persone. Qualcuno col cane, qualcuno con la bici, gli inglesi si godono questa domenica di sole. La battigia è larghissima, con pietre ricoperte di muschio che nascondono pseudo-sentieri, qualche volta coperti da sottili pozzanghere di acqua tiepida.



On the left, no more concrete separates the sand from the cliffs, and every person who likes climbing would be tempted to discover a possible way, searching for the more solid rocks... but the chalk is very fragile, and often fall in; so that every activity performed near, also bouldering, could be really dangerous: it's really sad, but theese miles and miles of cliffs can only be the magnificent background of bays, or a battlefield for extreme climbers with axes and crampons!


Alla mia sinistra, il cemento non separa più la spiaggia dalle rupi, e qualsiasi persona appassionata di arrampicata sarebbe tentata di scoprire possibili vie, cercando le parti con la roccia più robusta... ma le scogliere di gesso sono fragilissime, e franano molto spesso: quindi ogni attività svolta ai loro piedi, compreso il bouldering, può rivelarsi davvero pericolosa. E' davvero triste, ma questi km e km di pareti possono soltanto fare da sontuoso sfondo alle spiagge, o da campo da battaglia per arrampicatori estremi muniti di piccozza e ramponi!


After Dumpton Bay, the landscape loses the little wilderness of before; more and more people tread the sand and in the (cold!) water, until the noisy crowd in Viking Bay, the heart of Broadstair. Here, between the umbrela, you could believe to be in Rimini or another italian sea resort; the only difference being the flock of seagulls, always ready to search for food into the unattended sunbathers' stuff.


Superata Dumpton Bay, il paesaggio perde quel poco di wilderness guadagnato prima; sempre più persone calpestano la sabbia e il sottile filo d'acqua (piuttosto fredda!), fino alla folla rumorosa riunita a Viking Bay, cuore della cittadina di Broadstair: qui, camminando fra gli ombrelloni, potresti credere di essere a Rimini o in qualche altra località balneare italiana; l'unica differenza sono gli squadroni di gabbiani, sempre pronti a curiosare in cerca di cibo tra le cose lasciate incustodite dai gitanti.


I keep following the promenade, no more along the seashore but on the footpath on the cliff's edge. A big lighthouse marks the start of the beginning of the descent through Joss Bay; on my left I see the sinuous fields of the North Foreland Golf Club. After a hill, I have to walk for a few minute at the side of the road, where the cars are passing very fast: is this the only stretch of the itinerary off of safe foot ore bike paths.


Continuo a seguire fedelmente il lungomare, non più sulla battigia, ma lungo sentieri sopra il bordo delle rupi di gesso. Un grande faro bianco segna l'inizio della discesa verso Joss Bay; sulla mia sinistra i campi sinuosi dei club di golf. Dopo una salita, devo camminare per giusto un minuto sul ciglio della strada, dove le auto passano molto forte e non hanno neanche scorreggiati i pedoni (questo lo scrivo in italiano dai): a onor del vero, è questo l'unico tratto dell'itinerario al di fuori di sicuri sentieri e e piste ciclabili. 


I pass beside the sumptuous Kingsgate Castle, and after the hill I can see a new bay, probably the more beautiful of the day: a great hole in the cliff appears between the golden sand and the green fields, showing a new strip of sea behind; tens of wind farms closes the horizon, similar to white giants walking on the water's surface.


Passo vicino al nobilissimo castello di Kingsgate, e dopo la salita mi si para dinnanzi una nuova baia, forse la più bella delle tante viste oggi: un grande foro nella scogliera appare fra la sabbia e i campi verdi, mostrando dietro un nuovo braccio di mare; decine e decine di pale eoliche si innalzano all'orizzonte simili a bianchi giganti che camminano sulla superficie del mare.


Walking around a restaurant, I reach the corner of the land, with an ancient blockhouse surrounded by golf courses; near there, a steep path (Alleluyah!) hollowed between the cliffs brings me down to the seashore, really wild here. I pass into the hole in the chalk, I see againg Kingsgate Bay dominated by the castle; now I can come back, following more or less the route of going.


Camminando attorno a un ristorante, raggiungo il vero e proprio angolo della terraferma, con un antico fortino circondato dai soliti campi da golf; poco lontano, un ripido sentiero (Evviva - noterete la finezza) scavato fra le rupi mi permette di scendere sulla battigia, in questo punto davvero selvaggia. Passo attraverso il foro nel gesso, vedo di nuovo la baia di Kingsgate dominata dal castello... ora posso tornare indietro, seguendo grosso modo il percorso dell'andata.


giovedì 12 giugno 2014

Sorvolando le Alpi verso mare e pianura

Clack, la cintura è allacciata, quasi non mi ricordavo come funzionava dopo l'ultima volta che ho preso un aereo, quattro anni fa... anche allora diretto al mare, ma per un viaggio di una settimana, non di nove mesi. Dopo i soliti interminabili minuti di attesa, partiamo: la chiesa di san Luca sembra salutarmi personalmente dalla collina, poi l'aereo si gira e in fondo alla pista compare per un attimo la grigia skyline di palazzi bolognesi.

Via, accelerazione, i sedili davanti si impennano, stiamo volando. L'aereo compie una svolta, i riquadri regolari dei campi, visti di scorcio, si fanno mano a mano più piccoli: strade dritte e lunghissime vi corrono in mezzo, unendo paesi dalle forme regolari, mentre i fiumi tracciano linee sinuose e impreviste: ecco il Panaro che esonda spesso e volentieri, ecco Modena con il centro tutto rosso e squadrato come una cittadella, sorvegliato nel mezzo dal pastore bianco della Ghirlandina; ecco il Secchia che si porta a valle l'ultima neve rimasta sulle montagne tanto battute quest'anno in invernale.

Mi sembra di riconoscere Reggio, poi l'aereo compie una leggera svolta e mi rende impossibile salutare la mia città natale... Ma ecco che si compie un piccolo miracolo: continuiamo a salire e salire, l'atmosfera pesante di questa giornata afosa d'estate diventa sempre più limpida, finché finalmente al posto delle nuvole lontane compaiono nuvole solide di neve: le Alpi!

Il mio finestrino guarda a est rispetto al percorso del volo: riconosco subito l'Adamello, con la sua lunga cresta e il grande ghiacciaio; sotto di scorcio c'è il Lago di Garda con la lunga linea di Sirmione, visitata dopo una grandinata primaverile con tanto di cresta (metaforica) al barista; una sfilza di cime rocciose potrebbe essere il Brenta, lontano verso est lo sguardo si disperde verso valli e montagne innevate lontane, certamente le Dolomiti.

Mi sorprendo di essere l'unico a godersi questo spettacolo: tutti stanno attaccati al cellulare, che dopo la partenza hanno potuto riaccendere in modalità aereo: chi gioca, chi ascolta la musica... io ho lasciato la fotocamera nel bagaglio (stupidamente), e dal mio piccolo Nokia non posso certo pretendere foto aeree - o addirittura la modalità aereo! Vedo così di riempirmi gli occhi il più possibile.

Non ho nemmeno il posto vicino al finestrino, di fianco ho una signora grassa che dorme, e meno male, mi chino letteralmente su di lei per vedere meglio: tra un po' me le caccio la lingua in bocca mentre sbavo sopra un miracolo di creste che domina il Lago Maggiore: è il monte Legnone! Dietro si scava il solco lunghissimo della Valtellina: ecco le cattedrali di granito del Bernina e della val Masino, che avrei tanto voluto vedere da vicino quest'estate... dov'è la nord del Pizzo Badile?? rischierei di mettere incinta la signora se volessi cercarla: niente, ormai è passata.

I Laghi dell'Engadina, nuove montagne innevate, nuove valli che non conosco più... oltre però già si intuisce che stanno per finire, già si vede il blu dei grandi laghi svizzeri. Quand'ecco che... nella corsia di fianco alla mia, quella che guarda ad est, c'è un po' di subbuglio: - Guarda papi, si vedono le montagne! - Eh già, alla faccia delle montagne: quello è il Cervino! Mi affaccio leggermente di là, mantenendomi a debita distanza dalle bambine che almeno non dormono...

 - Guarda papi, si vedono le piste da sci! - Altro che piste da sci, lì è sbucato l'Aletsch in persona, il più grande ghiacciaio d'Europa! La più vasta superficie di bianco vista nella mia vita, tutto in un attimo: il Concordia, la Jungfrau, l'Eiger di cui si intuisce il baratro... ormai è finita, so bene che dopo ci sono solo briciole. Torno al mio posto, ma con la coda dell'occhio scorgo un elemento che continua a fissarmi, restando sempre là, altissimo, nonostante si allontani: la forma ma soprattutto la prominenza mi fanno intuire che si tratta proprio del primo della classe, del monte Bianco, il quale dà il suo meglio visto dalla parte dei cugini francesi.

Quanta monotonia, cari cugini francesi! Tutte le vostre collinette, boschetti, fiumi per minuti e minuti, poi arrivano le nubi alte... e restano lì imperterrite, inducendomi a scambiare un po' di chiacchiere col mio vicino romagnolo, che scopro essere stato 20 anni fa sulla Pania della Croce. Ogni tanto butto un occhio al finestrino, per vedere se qualcosa cambia... e finalmente al posto del grigio c'è il blu: il Canale della Manica, attraversato dagli alleati in senso opposto al mio esattamente 70 anni e un giorno fa.

Ci vuole poco a vedere le scogliere bianche di gesso, la punta di terra che si protende sul mare del nord verso la quale sono diretto. L'aereo comincia a rallentare, collinette più boscose e ridenti di quelle francesi (ma forse è solo una suggestione!) si avvicinano, sovrastate da tante piccole nuvolette vicine, bruchi grassi di zucchero filato dentro cui ci ficchiamo per scendere. Riallacciamo le cinture, spegniamo i cellulari; l'asfalto si avvicina, si riconoscono auto che viaggiano a sinistra, parcheggi, terminal... tocchiamo la pista, e comincia una nuova storia.

domenica 8 giugno 2014

Pizzo d'Uccello dalla Cresta di Capradossa e cresta Forbice Grondilice - passo delle Pecore

Se devi organizzare un giro sapendo che per lungo tempo sarà l'ultimo, ci metti tutto il tuo meglio. La destinazione è quasi ovvia: le Alpi Apuane, scoperte in questo 2014. Qui ho svolto le due camminate più lunghe e gratificanti della primavera: a marzo eravamo stati sul versante della Versilia, a maggio la traversata; oggi che è il primo di giugno ci concentriamo sull'alta Garfagnana, con un meraviglioso anello attorno alla val Serenaia.

Val Serenaia
Lasciamo l'auto al parcheggio vicino al campeggio, e ci incamminiamo belli gasati verso il rifugio Donegani. Ma cominciamo male: un masso verniciato con l'indicazione del rifugio a sinistra, ci fa salire vicino a una cava con diversi rifiuti lasciati a se stessi: per fortuna ci accorgiamo (dalla cartina) di essere sul sentiero 180 diretto a Orto di Donna, e torniamo indietro prima che sia troppo tardi. Un cartello con il bivio o il numero del sentiero su un albero avrebbero sicuramente aiutato!

Deviazioni spiacevoli (sullo sfondo il Pizzo)

Superato il Donegani, ecco il secondo passo falso: presso il primo tornante della strada asfaltata, si stacca a destra un non meglio identificato "Sentiero dell'oro ritrovato"; la direzione mi convince che sia quello giusto, le indicazioni non ci sono, ma d'altronde non c'erano neanche prima... Il sentiero compie qualche su e giù, attrezzato con vecchie corde, e dopo circa 20 minuti termina nei pressi di una vecchia miniera. La situazione è alquanto ridicola, per la seconda volta (mea culpa) dobbiamo tornare indietro!

Te lo sei meritato

Per fortuna gli altri la buttano sul ridere, hanno ancora voglia di camminare, anche se di fatto abbiamo perso quasi un'ora! Tornati sulla strada asfaltata, la risaliamo per pochi minuti e incontriamo il bivio giusto con il 187, con le indicazioni - stavolta presenti - per Foce Siggioli e la ferrata Tordini Gallingani. Cominciamo a salire nella faggeta, ripidi strappi si alternano a tratti in traverso.

Fioriture apuane

Gli alberi si fanno più radi avvicinandosi al valico, il sentiero si confonde fra filoni di marmo ruvido e tagliente, grandi fiori viola fanno capolino fra le rocce. Ecco sullo sfondo le cime dell'Appennino con le ultime chiazze di neve fare da cornice all'alta Garfagnana, con il lago di Gramolazzo in primissimo piano sotto i fianchi poderosi del Monte Pisanino.

Pisanino

L'arrivo a Foce Siggioli è emozionante: subito siamo attratti da un eloquente cartello pieno sentieri rossi; e non ci accorgiamo che in silenzio ci sta fissando lei, con i suoi 800 metri di grigio verticale, solcato da canali e camini dove è stata scritta la storia dell'alpinismo lontano dalle Alpi: la grandiosa parete nord del Pizzo d'Uccello.

Foce Siggioli

Bisogna venire qui per godersi il suo scorcio migliore: lunghissime creste sbucano dai boschi nella valle del Lucido, la muraglia si impenna nel naso del Bardaino e poi nella cima principale, quasi il becco di un uccello cosmico imprigionato nelle viscere della Terra che ha tentato di uscirne per tornare a volteggiare nello spazio come un asteroide. Cari geologi, non perseguitatemi come fanno gli enduristi per queste metafore.

Presso l'arrivo della ferrata Tordini Galligani

Pausa banana + ottimo mango essiccato per ripartire carichi: non dimentico di immortalare l'arrivo della ferrata Tordini Galligani, obiettivo saltato di un'uscita Cai dell'anno scorso: l'adesivo Attaccati al Naso appiccicato sui molti nostri caschi è nato dagli abissi mentali ricolmi di soluzioni marketing di una compagna di escursioni, ispirandosi proprio al "passaggio chiave" di questa ferrata. Ufficialmente chiusa per massi pericolanti dopo il terremoto della scorsa estate, incontriamo e intravvediamo comunque vari escursionisti che la stanno percorrendo.

Attaccati al naso!

Passiamo ora sul sentiero 181, diretto al Giovetto. Ci troviamo sulla lunga cresta di Capradossa, di fatto il confine geografico fra Garfagnana e Lunigiana. Dietro a Foce Siggioli la cresta è spoglia e aerea, mentre in questo tratto ci sono vari alberi sul versante della val Serenaia, dove procede il nostro sentiero. Presto però le piante lasciano spazio alla nuda roccia, in un ambiente d'alta quota.

Cresta di Capradossa

Attratti dalla cresta, seguiamo alcuni segni rossi, senza nemmeno accorgerci che il sentiero nel frattempo è sceso più a valle... di fatto ci troviamo ora su una via alpinistica, con passaggi decisamente esposti su roccia friabile. Intuiamo comunque che il percorso non è lungo né estremo, la nostra meta è la vetta del Pizzo, quindi decidiamo di proseguire con la dovuta attenzione.

Il primo tratto di cresta fuori dal sentiero 181

In un paio di tratti è possibile affacciarsi sul baratro della parete nord, anche attraverso la bocca di una grotta dove però scende solo Marco... le difficoltà terminano presso un enorme distesa quasi pianeggiante di marmo, interrotta dal solito precipizio immane alla nostra destra. Attraversiamo un ravaneto piuttosto instabile, ormai abbiamo aggirato il Pizzo d'Uccello e possiamo apprezzare la sua faccia più accessibile, dove sale la via normale.

Vicino al baratro


La incrociamo proprio in vista del nuovo versante, la valle di Vinca piena di castagni. Segni bianco-rossi ci accompagnano verso la cima, con numerosi passaggi di facile arrampicata (I grado o poco più), comunque mai esposti come la cresta di prima; si tratta comunque di una via normale, non breve, che richiede cautela ed esperienza. Ci sorprende incontrare molti escursionisti di ritorno dalla vetta, a quanto pare le Apuane hanno il loro appeal!

Passaggi non proprio da Marmagna

Ultimi sforzi, il panorama attorno si fa sempre più ampio, finché non si spalanca a 360 gradi: siamo in cima! Sono le 14,30, stappiamo una bottiglia di prosecco e affettiamo il salame sui soliti comodissimi blocchi di marmo: c'è chi non ci avrebbe scommesso guardando il Pizzo da Foce Siggioli due ore e mezza fa, o ancora peggio dalla valle del Lucido salendo in auto.

Gastronomia parmense sul Pizzo d'Uccello

Questa vetta meravigliosa, insieme una compagnia meravigliosa, sono state la degna chiusura in quota di un anno di montagna meraviglioso... ma le meraviglie non finiscono qui.

La nord del Pizzo vista dalla Cresta di Capradossa

La cresta di Capradossa vista dalla cima del Pizzo


Torniamo indietro sulla via normale, più difficile in discesa a pancia piena che in salita con lo stomaco in smania; incrociamo il sentiero 181 "perso" dopo Foce Siggioli e in breve siamo al Giovetto, felicissimi di calpestare un po' d'erba dopo tanta roccia. A questo punto Francesco e Sarah scendono con il 37 al rifugio Donegani, mentre Marco si offre di appoggiare fino in fondo la mia fame di Apuane.

Pizzo d'Uccello visto dal Giovetto

Proseguiamo sul crinale aggirando un alto gendarme roccioso, e siamo ai bei prati di Foce a Giovo, dove un mesetto fa mi ero svaccato alquanto poco dignitosamente; ora c'è una fanciulla che lo fa al mio posto con più contegno, addirittura con un libro... noi proseguiamo, non vogliamo fare aspettare troppo i nostri compagni giù a valle.
Foce a Giovo: il quadretto idilliaco...

...e il modo migliore per rovinarlo!

Eccoci sul ben noto 176, che passa ai piedi della lunga cresta di Garnerone; in un'oretta siamo sopra al rifugio Orto di Donna. Svoltiamo ora a destra lungo il 186, puntando al crinale principale delle Apuane che sembrava vicino ma tarda ad arrivare. Marco con il walkie tolkie avverte giù a valle che, chissà perché, stiamo ancora salendo... ma ne varrà la pena!

Zucchi di Cardeto

Ecco che finalmente il bosco termina, e un breve tratto sui sassi ci conduce a cavallo di una nuova cresta, stavolta affacciata direttamente sul mare. Ai nostri piedi il vallone dei Pradacetti, un'autentico oceano di roccia mista paleo, sprofonda per centinaia di metri verso la valle di Forno; dietro di noi la Forbice e il Grondilice, davanti la piramide del Contrario, le Gobbe del Cavallo, un intrico di creste cave boschi valli ombrose che si disperdono verso la pianura, con la linea della costa lontana verso Livorno.

Contrario e Cavallo dalla cresta fra Finestra del Grondilice e Passo delle Pecore


Vallone dei Predacetti, percorso da un difficile sentiero segnato a bolli rossi
usato come rientro dopo la via Ferrata del Monte Contrario

Il walkie talkie intercetta ora le comunicazioni dei bagnini, 1600 metri sotto i nostri piedi: difficile proseguire concentrati! La cresta però non fa sconti: se la prima parte è facile, presto ci troviamo a dover superare nuovi tratti scabrosi, dove occorre misurare i passi con attenzione.

Passaggi semplicemente spettacolari

A dire il vero si potrebbe scendere un poco sul versante boscoso di Orto di Donna, ma la voglia di seguire la cresta fino al passo delle Pecore prevale.

Roccia non troppo affidabile

Proprio quando comincia a vedersi la prima parte del vallone degli Alberghi, forse il più solenne delle Apuane, arriva il passaggio più delicato, naturalmente in discesa... un saltino di pochi metri ma ripido e sfasciumato, reso temibile dallo scivolo immenso di roccia liscia che guarda il mare: giù di lì non ci si ferma. Proviamo un paio di soluzioni, Marco trova la migliore e siamo fuori: ormai il grosso è fatto!

Oplà!|

La cresta continua, ma ora stiamo più tranquilli mantenendoci su tracce dalla parte della val Serenaia; ed ecco la sorpresa finale! Proprio sopra al passo delle Pecore, come per ripicca, un bel gregge di capre ci osserva sorpreso e un po' spaventato: decidono di andare avanti e indietro lungo cresta, senza sapere bene dove fuggire e non risparmiandoci qualche sassolino... capre capre capre capre capre capre capre.


Eccoci al passo dedicato alle più mansuete pecore. Poco lontano sbuca la ferrata del monte Contrario, che in realtà non tocca questa cima che si impenna di fronte a noi, all'apparenza intoccabile; e dietro ancora, nascosta, si intuisce la formidabile cresta del Cavallo... inizia un altro capitolo che leggeremo sicuramente fra un anno. Ora sono le quasi le 18 e i nostri compagni come minimo stanno finendo le riserve di birra del rifugio, sarebbe anche il caso di raggiungerli!

Le capre sopra il Passo delle Pecore, con dietro la parete sud del Contrario

Su tracce scendiamo a Orto di Donna e imbocchiamo il ripido 180, quasi tutto nel bosco: un bonario tranello che tenta di nascondere lo scempio delle cave vicinissime (ben visibili invece dal Pizzo!), che sventrano come una coltellata nel bosco questa valle verdeggiante e incantevole. Alle 19 ci riuniamo con gli altri al Donegani.

Luci pomeridiane sul Pisanino

Il giro è finito, non il weekend: ci aspetta una serata piacevolissima all'Agriturismo le Chianine dei Tognoli, dove ci raggiunge Fabio rimproveratamente senza banane; poi una nuova giornata di arrampicata alla falesia del Muzzerone dove ci raggiunge anche Mario in treno; e pescis in fundo, la Sagra del raviolo di mare a Marola, un appuntamento da non perdere per il prossimo anno. Ora è finito anche il racconto, non montagnatore. Tranquilli non mi butterò da una montagna come vorrebbe qualcuno, vado solo nove mesi al mare. Abbiamo bisogno tutti di un po' di vacanze no?

Grazie a tutti!