venerdì 24 ottobre 2014

Latemar, l'incantesimo di dolomia. Primo giorno: da Carezza al rifugio Torre di Pisa

A sud il Trentino, la lingua italiana; a nord l'Alto Adige, la lingua tedesca; anfratti e trincee naturali, feritoie ciclopiche affacciate a valle: il Latemar sarebbe stato un campo da battaglia ideale. Eppure la Grande Guerra non si è giocata qui, fra queste ruvide guglie: e forse il risentimento, covato maggiormente altrove, ha risparmiato lo stesso nome Latemar da un forzato corrispettivo in italiano.

Latemar, sullo sfondo l'alta val d'Ega

Un nome, due lingue, e almeno quattro volti. A nord, l'immagine ufficiale: torri sottili e slanciate sorvegliano il Lago di Carezza, facendo da degno contrappunto ai bastioni massicci del Catinaccio/Rosengarten. Sono lo Schenon, la Torre Christomannos, il Cimon del Latemar; e sulle loro pareti, personaggi del calibro di Angelo Dibona e Tita Piaz hanno scritto pagine importanti (e di rado rilette) dell'alpinismo sulle Dolomiti nei primi del Novecento.

I torrioni del Latemar da Mitterleger, sopra il Lago di Carezza

A sud, tutto il contrario: racchiuso fra un sistema di creste secondarie, si distende pacato l'altopiano glaciale dei Lastei di Valsorda: le stesse torri di prima vi si affacciano con ampi pendii regolari, all'apparenza lisci ma rigati da cenge e ghiaioni. In mezzo fa caldo, e si respira un'aria lunare.

Il gruppo del Latemar visto dai Lastei di Valsorda
Passando a est, nella zona del Cornon, sembra che la roccia abbia ribollito a lungo nelle viscere della Terra: il Latemar appare qui più tozzo, consumato, ma sempre ruvido come suo solito.

Scendendo dallo Schenon verso il Cornon

Il meglio però questo gruppo dolomitico lo dà verso ovest: attorno alle elevazioni principali (le cime del Forcellone, Paion e Valsorda) è tutta una parata bizzarra di pinnacoli, dita, campanili di dimensioni variabili, spesso storti, minacciosi. E' come se la grande foresta di conifere che ricopre l'altopiano della Val d'Ega continuasse qui, a 2500 metri, pietrificata da un incantesimo.

Salendo verso la Forcella dei Camosci

Per immergersi in questo mondo non basta starsene seduti sugli impianti dello Ski Center Latemar: bisogna mettersi zaino e gambe in spalla e risalire i sentieri che portano nel cuore del gruppo. Noi le seggiovie nemmeno le abbiamo considerate, anche perché abbiamo scelto per la nostra escursione un periodo morto, in cui le strutture turistiche delle Dolomiti sono quasi tutte chiuse per ferie. Ma non proprio tutte.

Belvedere sotto il rifugio Torre di Pisa

Il rifugio Torre di Pisa ad esempio rimane coraggiosamente aperto fino ai primi di novembre, salvo nevicate. Si trova a 2670 metri, in posizione meravigliosa, vicino a una di quelle strambe formazioni calcaree che pende come il campanile pisano. Abbiamo deciso di fare tappa qui per il nostro intenso weekend sul Latemar.

Il rifugio...
...e la Torre di Pisa, al centro della foto

Siamo partiti dal Grand Hotel Carezza (1609 metri), un po' come i primi esploratori di questa porzione di Dolomiti, ma non ci abbiamo certo dormito, anche perché era chiuso! Seguendo i sentieri 18, 21 e 22 abbiamo attraversato le sontuose foreste a nord e poi a ovest del gruppo, con i larici più alti ormai ingialliti. Dalla radura di Mitterleger, vicino al Labirinto del Latemar, abbiamo apprezzato tutta la forza delle pareti nord, abbagliati dal sole alle loro spalle.

Il sole sbuca dalla Forcella Grande del Latemar

Poco sopra all'arrivo della seggiovia Oberholz, abbiamo ripreso il 18 per salire alla Forcella dei Camosci (2560), in un climax di guglie e torrioni storti, mozzati, acuminati. Attraverso i ghiaioni dei Lastei di Valsorda, con un saliscendi arriviamo finalmente al rifugio, godendoci una - anzi cinque - birre con il sole del pomeriggio in faccia e mezzo Trentino sotto il naso.

Qualcuno ha fatto lo speciale con la weiss.
 così merita di non comparire nella foto

Il panorama dal rifugio è veramente di quelli d'eccezione, e non posso farmi sfuggire l'occasione di immortalare un tramonto sulle Dolomiti con una giornata fortunata come oggi. Fosse stato per i rifugisti avremmo cenato alle 18, se non prima, ma alle 18 Pale di san Martino, Marmolada, Pelmo Civetta e Tofane stanno giusto iniziando a tingersi di rosso, per quel fenomeno sempre emozionante chiamato Enrosadira. In pieno autunno dura poco e bisogna farsi trovare pronti.

La sfilata delle Pale di san Martino: inizio del tramonto...
...le ultime luci

La notte è di quelle senza luna, con le stelle che sembrano più vicine e riempiono del loro scintillio tutta la volta celeste. La val di Fiemme e la piana dell'Adige laggiù, coperte da una leggera nebbiolina, emanano timide luci giallognole che non bastano a scalfire lo spettacolo. I profili aguzzi del Lagorai si riconoscono ancora, più scuri delle tenebre, mentre dall'altra parte si stagliano più chiari i ghiaioni del Latemar, che ci aspettano pazientemente per domani.

Guardando verso Trento

Nemmeno il tempo di fare un secondo giro di grappe e alle 21.30 ci spediscono a letto: non importa se siamo gli unici ospiti del rifugio e se abbiamo accordato la colazione dopo le 7.00: le regole del Torre di Pisa sono queste e non è il caso di lamentarsi, forse stasera è l'unico rifugio in quota aperto sulle Dolomiti... poco male, ci attende una giornata lunga e abbiamo bisogno di riposo!

Latemar a sinistra, a destra Tofane e Marmolada
Vista dal rifugio verso il Lagorai


Dati escursione
Punto di partenza: Grand Hotel Carezza (1609)
Punto più elevato: Rifugio Torre di Pisa (2670)
Dislivello in salita: 1250
Dislivello in discesa: 200
Tempo totale di percorrenza: 6 ore 
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: Ottima
Punti d'appoggio: Nessuno. Acqua lungo il sentiero 21
Note: Possibilità di diminuire il dislivello

Continua: Latemar, l'incantesimo di dolomia: secondo giorno, Ferrata dei Campanili

2 commenti:

  1. Che meraviglia ....Il mio Trentino , lo adoro...come ho letto volentieri la tua camminata..
    E i colori e i sapori di questi posti, gli odori..tutto è magia...
    Grazie amico mio e buona serata!
    :::)))

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  2. Grazie a te della lettura! Che fortuna abitare vicino a posti così belli, da qui sono ogni volta 3 ore di macchina, ma ne vale sempre la pena!

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