martedì 10 marzo 2015

Cascate nel Canyon del Bletterbach, la falesia di ghiaccio


Cascate di ghiaccio: un argomento al quale fino a poco tempo fa associavo etichette del tipo #temerario #estremo #fragilità #difficilissimo e chi più ne ha più ne metta: meglio limitarsi a qualche canale! Pensavo. Poi capita che qualcuno nella compagnia prova, gli piace, dice che in fondo non è così difficile e dà molta soddisfazione.

Primi passi di Montagnatore sulla cascata (foto di Mario)

Allora perché non provare? La mia nuova piccozza in fondo si presta, una seconda me la possono prestare: dopo un febbraio tutto sulle ciaspole, è tanta la curiosità di vedere come sono queste cascate ghiacciate. Come destinazione scegliamo il canyon del Bletterbach, in Alto Adige, sopra Ora: il timore della concorrenza ci spinge a partire presto, molto presto.

Luca Co

Varie peripezie legate al metano ci fanno perdere tempo, e giungiamo sul posto solo alle 8. Scopriamo con piacere che ci sono solo altre due auto parcheggiate oltre all'ammiraglia; fa piuttosto caldo, ma contiamo sull'effetto congelatore del canyon. Ci cambiamo in fretta e raggiungiamo il parcheggio innevato del Centro Visite. Qui scendiamo a destra nel bel bosco di abeti fino ad una ripida scala di ferro, che ci fa raggiungere il fondo della forra.

La traccia nel canyon

Il luogo è ammaliante, silenzioso: uno stretto corridoio coperto dalla neve, fra pareti rossastre talora strapiombanti, dove le acque del rio Hackenbach si creano spazio sospinte a valle da un inverno non troppo freddo. Ma per fortuna ci sono anche loro, mantenute immobili da un'inizio di primavera non troppo caldo: le cascate di ghiaccio.

Cascata al sole

Una fa bella mostra poco sotto l'arrivo della scala, ma è esposta a sud e non troppo guarnita; decidiamo di risalire il canyon, e subito dopo incontriamo un nuovo salto esposto a nord, piuttosto incassato e facile, occupato però da due arrampicatori appena arrivati; proseguiamo, fiduciosi di trovare altro ghiaccio, e il Bletterbach ci accontenta.

Le prime due cascate incontrate sulla destra salendo

Una cascata breve ma abbastanza articolata, con uno strato di ghiaccio che ci sembra abbastanza spesso: anche qui l'esposizione è favorevole, a nord, e la sicura comodissima. Ci prepariamo, sale per primo Luca che è quello con più esperienza su ghiaccio, e apre la cascata piazzando 6 o 7 viti. In cima trova una buona sosta su alberi con cordini (comunque integrata), e si cala. Essendo la via circa 25 metri, le mezze corde da 60 bastano e avanzano.

Aggiudicata!

Saliamo da secondi Mario ed io; il primo approccio è un po' violento: tendo a fare molta forza sulle braccia, tirando colpi da maniscalco per infilare il più possibile le piccozze nel ghiaccio... poi mano a mano scopro che è meglio sfruttare, dove possibile, i vari gradini e buchi naturali in cui la becca fa ottima presa. In generale comunque tendo a scaricare poco peso sui piedi, problema che del resto ho anche quando arrampico su roccia.

Mario

Il primo giro seguiamo il tracciato di Luca, che ha sfruttato il punto debole della cascata, cioè una sorta di diedro; l'uscita è meno pendente, con uno strato di ghiaccio più sottile e l'acqua che scorre sotto, poco rassicurante... Come seconda salita invece, forti della corda dall'alto, proviamo un'estetica candela sull'estrema sinistra della struttura.
Luca Ca

L'arrampicata qui è più sostenuta e verticale, facilitata comunque dai numerosi buchi; la vicina roccia sulla sinistra permetterebbero di crearsi un minimo di diedro, ma ci vietiamo di tirare ramponate sulla storia delle Dolomiti! Ricordo per l'appunto che il canyon è il principale parco geologico dell'Alto Adige (chiuso in inverno), e le stratificazioni di porfido, arenaria e infine dolomia, con annessi fossili, riassumono meglio di ogni altro luogo la formazione profonda di queste montagne speciali.

Verso il cuore del canyon

Risalendo il canyon poco sopra la nostra cascata, questi strati sono ben visibili in alte pareti, dall'aria più fragile del nostro ghiaccio; qui arriva un sentiero che costeggia il canyon da nord, passando vicino alla nostra sosta (una catena avverte del pericolo di caduta); recuperiamo le mezze corde e proseguiamo battendo traccia fino alla sosta dell'altra cascata esposta a nord, quella che stamattina era occupata.

Sullo sfondo la vetta del Corno Bianco, che domina il Bletterbach

E lo è anche ora, ma per poco. Ci concediamo un panino al sole, nel frattempo spuntato, finché la via si libera. Decidiamo di attrezzarla dall'alto, scendendo i due Luca in doppia e lasciando Mario in sosta ad assicurarci. Le difficoltà sono decisamente inferiori, si tratta quasi di un canale... il ghiaccio però è più spesso e compatto, e l'uscita pressoché verticale.

Luogo perfetto per imparare

Mentre arrampichiamo sentiamo spiccozzate provenire dalla nostra sinistra, dove c'è una candela decisamente più ostica rispetto alla nostra via: un signore silenzioso sta salendo senza alcuna assicurazione... la cosa fa molta impressione a pensarci, evidentemente il soggetto deve avere molto feeling, o, se vogliamo parafrasare, due cojoni duri come er ghiaccio.

L'interno di una cascata

Arrivati in cima, Mario si cala e risale a sua volta, preceduto dall'ice climber solitario, che si sta collezionando tutte le cascate del canyon salendo e scendendo col sentiero. Anche noi faremmo volentieri la candela, ma l'alberello su cui è attrezzata la sosta non ci ispira troppa fiducia... poi cominciamo a sentire un po' la stanchezza e non ci sembra il caso di buttarci ora sulla via più difficile della giornata.

Un po' di pubblicità! (foto di Mario)

Scendiamo dunque col sentiero, concludendo anche un piccolo anello attorno a questa parte centrale del Bletterbach. Sia sopra sia sotto dev'esserci molto altro da scoprire, tra rocce vecchie migliaia e migliaia di anni e giganti di ghiaccio pronti a sparire da una settimana all'altra... per ora andiamo in pellegrinaggio al grande santuario di Pietralba, a ringraziare Dio di non avere rotto il ghiaccio subito (o forse solo per una birra fresca? Lascio il beneficio del dubbio ai lettori), ma certo è che torneremo!

Santuario di Pietralba

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