venerdì 11 settembre 2015

Traversata Brenta 3. Dal rifugio Alimonta al Graffer per la via delle Bocchette Alte

Data uscita: 12 Agosto 2015
Punto di partenza: Rifugio Alimonta (2580)
Punto di arrivo: Rifugio Graffer (2261)
Punto più elevato: Spalla di Cima Brenta (circa 3000)
Dislivello in salita: 600 circa
Dislivello in discesa: 900 circa
Tempo totale di percorrenza: 7,5 ore stando ai cartelli (più verosimilmente 8/9)
Grado di difficoltà: EEA
Punti d'appoggio: Rifugi Alimonta, Tuckett e Graffer
Note segnaletica: Ottima, bolli rossi lungo le Bocchette


Alba su Crozzon di Brenta e Cima Tosa

Terzo giorno: alle gambe ancora ingessate dalla tirata di ieri, tocca ripartire in salita verso la Bocchetta degli Armi; prima del valico sulla sinistra si stacca il sentiero per la via delle Bocchette Alte, che parte un po’ in sordina con tratti attrezzati misti a faticose rampe su sfasciumi. Raggiungiamo dopo circa un’ora un altopiano, che a prima vista sembra proseguire senza interruzioni verso il gruppo di Cima Brenta: in realtà in mezzo c’è una voragine stretta e profondissima, nella quale il nostro percorso si infila con una serie di scale.

Bocchetta Bassa di Massodì

Si tratta della Bocchetta bassa di Massodì, forse la più scabrosa del Brenta, incastonata fra due pareti; sui lati contrapposti sprofondano nevai molto ripidi, dai quali non può scendere alcun sentiero. La via delle Bocchette riparte con un breve passo atletico seguito da un vertiginoso traverso, che ci conduce a un bivio (di fatto consistente in una scala): giù scenderemmo al rifugio Brentei con l'impegnativa ferrata Oliva Detassis, già discesa due anni fa; su proseguiamo per le Bocchette Alte.
Cengia salendo verso lo Spallone

Le scale lasciano presto il posto a divertenti passaggi di arrampicata – quasi sempre attrezzati – tratti di sentiero e una bella cengia, con panorami entusiasmanti in ogni direzione. La salita termina sul cosiddetto Spallone di Massodì (3002), del quale si può facilmente raggiungere la vetta: un balcone bianco affacciato sul versante di Molveno. Di fronte a noi l’elegantissima cresta sud-est di Cima Brenta, della quale la via ferrata percorre il tratto iniziale.

Cima Brenta

Prima però bisogna superare una nuova profonda bocchetta, per raggiungere la quale scendiamo la famosa Scala degli Amici, la più lunga (e alta) di tutto il Brenta: 60 metri di gradini in ferro in piena esposizione, con la visuale aperta su tutti e due i versanti. Dopo la bocchetta inizia l’altrettanto esposto ma molto più godibile tratto di cresta, che ci porta fino all’angolo della Cima Brenta.

Scala degli Amici

Cosa potrà mai cominciare ora? L’ennesima cengia, tutta sul filo dei 3000 metri, con un salto di altezza incalcolabile verso est e panorami che si consumano. La prima parte è abbastanza larga, e si riesce ad incrociare altri escursionisti senza grossi rischi; i problemi si presentano in corrispondenza di un nuovo “ferro di cavallo”, in mezzo al quale c’è un nevaio piuttosto ripido che scarica spesso e volentieri, portandosi via i cavi di ferro: infatti ce ne sono almeno 6 uno affianco all’altro!

In cresta sotto Cima Brenta

Prima e dopo il canale, la cengia si restringe fino a scomparire; e la ferrata compie traversi sui quali si può per forza passare solo uno alla volta. Naturalmente c’è un gruppo nutrito di persone in arrivo, e ci tocca aspettare quasi mezzora perché tutti siano passati. Superato questo tratto raggiungiamo una zona di detriti, da cui parte la via normale per Cima Brenta: mangiamo qui, affettando sui sassi bianchi oppressi dal sole la nostra caciotta di capra ancora intonsa, che farà gola a diversi passanti!


Ripartiamo in discesa, stavolta senza ferrata, fino a una nuova brevissima cengia attrezzata: è l’ultimo angolo da superare prima di affacciarci sull’alta Vallesinella, con la sua vedretta e il rifugio Tuckett ancora basso e lontano. Una breve cresta panoramica, con le rocce sempre a picco verso Molveno, e poi ricomincia implacabile la discesa, stavolta con meno scale e più tratti di disarrampicata, a volte piuttosto difficili percorsi in discesa e quasi stanchi.

Ultime scale prima della Bocchetta del Tuckett

Ci sembra di essere scesi tantissimo, ma in realtà la Bocchetta del Tuckett è ben 2647 metri! Da qui i cartelli danno il Passo Grostè a 3 ore via Sentiero Benini: sono le 16 passate e sappiamo che i nostri tempi sono più dilatati, così decidiamo di scendere al rifugio Tuckett (2272) per poi raggiungere il Graffer via sentiero basso.

Cima Brenta da nord

La discesa sulla vedretta di Tuckett, ormai in agonia, è veloce e comoda: sulla nostra sinistra incombe il nevaio pensile di cima Brenta, interrotto dalla parete con cascate spettacolari… la luce del pomeriggio rende tutto più poetico e simile a un paradiso. Ci riposiamo un po’ al rifugio, circa 45 minuti dalla Bocchetta, poi ci rimettiamo in marcia sul comodo sentiero 316, diretti al rifugio Graffer.

Sentiero 316, panorama verso le cime Grostè e Falkner
Sentivamo il bisogno di un po’ di erba sotto i piedi dopo tanta dolomia, ferro e neve: il sentiero è un traverso piacevole e panoramico ai piedi delle pareti, colpito in pieno dal sole radente delle 18. Nulla però ci risparmia una salita un po’ accusata su una pietraia ciclopica, che ci porta ad affacciarci su una nuova vallata: quella del Grostè, dominata dal gruppo di Cima Grande (2936), maggiore elevazione del Brenta settentrionale.

Ormai in arrivo

Il grande rifugio Graffer (2261) ci aspetta là in mezzo, sfiorato dagli impianti di risalita di Madonna di Campiglio. Un rifugio un po’ più addomesticato rispetto a quelli precedenti, dove mangeremo molto bene e in abbondanza. Strano a dirsi, siccome era l’unico rifugio CAI! Questa volta andiamo a letto senza guardare la stellata, abbattuti dalla fatica e dalla cena. A fondo valle le luci di Madonna di Campiglio sembrano comunicarci una vicinanza con la civiltà, ma presto ne fuggiremo di nuovo!

Precede:
Traversata, giorno 2: dal rifugio Cacciatore all'Alimonta per Sentiero Brentari e Bocchette Centrali

Continua:
Traversata, giorno 4: dal rifugio Graffer a Malga Tuena per il Sentiero Costanzi

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