lunedì 19 settembre 2016

Mont Velan, via normale italiana. Un viaggio alle radici dell'alpinismo

31 agosto 1779: l'abate Murith dell'Ospizio del Gran San Bernardo sale il Mont Velan, 3731 metri. Prima di allora erano state raggiunte le vette di montagne anche impegnative, come il Corno Grande o il Rocciamelone: si tratta di imprese avvolte in un alone quasi leggendario, ma sporadiche. Fatta eccezione per i cacciatori più temerari, l'uomo si teneva più al largo possibile dalle montagne: luoghi eletti a dimora di dei o di demoni, o più semplicemente da banditi; ambienti da attraversare il più in fretta possibile, per i valici più bassi e sicuri.

Partenza notturna dal Bivacco Savoie

La salita al Velan rappresenta un cambio di rotta importante: spinto insieme da curiosità scientifica e slancio devozionale, l'uomo inizia ad avventurarsi sulle grandi distese glaciali. Certo, per l'abate Murith, residente a più di 2500 metri, salire la montagna che vedeva tutte le mattine dovette risultare meno faticoso rispetto a un qualsiasi scienziato torinese o ginevrino; ma è il cambio di mentalità che conta. Soltanto otto anni dopo l'impresa dello svizzero, nel 1786, fu la volta del monte Bianco; e nel giro di un secolo, tutte le più importanti vette delle Alpi sarebbero state "conquistate".

Il mont Velan

La salita al Velan è quindi prima di tutto un salto nel passato, agli albori dell'alpinismo. A dire il vero la via normale italiana, da noi seguita, sale sul versante opposto a quello seguito dal Murith: si tratta di un itinerario completo e di ampio respiro, con più di 2000 metri di dislivello attivo. Soltanto l'ultima parte di salita è su ghiacciaio, mentre per gran parte del tempo ci si destreggia su erba e roccia - piuttosto marcia!


La cresta est

Punto di partenza è il grazioso paesino di Glacier (1549), l'ultimo della valle di Ollomont, laterale della Valpelline. Ci troviamo ai piedi della Conca di By, ampio alpeggio circondato da montagne imponenti, fra le quali spicca il Gran Combin. Presso il parcheggio (fontana e bar con spaccio formaggi) inizia la sterrata diretta al bivacco Savoie, che sale dolcemente in direzione di una bella cascata.

Alberto e la cascata sopra Glacier

 Fare attenzione dopo un paio di tornanti a un bivio: il sentiero si stacca a sinistra, proprio sotto la cascata, e comincia a guadagnare quota velocemente. Saliamo bersagliati dal primo pomeriggio, senza un alito di vento, con zaini dal peso imbarazzante! Raggiungiamo un primo alpeggio dove ci abbeveriamo, dunque la salita prosegue sui prati spogli, ma fortunatamente meno ripida di prima.

Breathing!

Eccoci a una grande piana al centro della valle, tagliata da diverse stradine bianche. Seguiamo il sentiero indicato dalle frecce gialle, che sale nuovamente senza tanti complimenti e senza tanta ombra fino al bivacco Savoie (possibili varianti). Dopo 1100 metri di dislivello sotto il solleone siamo piuttosto provati, ma il bivacco è quanto di più accogliente ci si possa aspettare!

Ultime fatiche prima del bivacco
Panorama sulla val d'Aosta

Una bella fontana all'ingresso, tavoli di legno con tanto di vasi di fiori finti all'interno, materassi comodi e coperte a volontà, morbidi prati fioriti attorno alla costruzione sui quali spiaggiarsi godendoci l'ultimo sole. Ci sono pure fornello e stoviglie, che ingenuamente (ma nel dubbio...) abbiamo portato pure noi fino su. Un foglio con riportato l'IBAN della Società Guide Alpine della Valpelline indica di lasciare una mancia di 5 euro a testa per l'utilizzo del gas e del bivacco.

Bi(S)vacco

Ceniamo abbastanza presto per sfruttare la luce e apprezzare il bellissimo tramonto su Gran Paradiso e Grivola. Ormai è agosto inoltrato e le giornate si sono fatte più brevi.

Tramonto dal bivacco Savoie

Tempo per qualche foto con lunga esposizione sulle stelle - riguardandole mi sono sorpreso di quante luci ci fossero sparse fra le montagne - e andiamo a testare i materassi.




La mattina ovviamente tutto al buio, compresa la partenza a piedi. Conviene al proposito dare un'occhiata alla traccia la sera prima, come ha fatto il saggio Alberto mentre noi eravamo arenati al sole! Dal bivacco si scende un poco lungo il sentiero dell'andata fino a una sorgente; lo si abbandona poco dopo per traversare verso sinistra fino all'immensa pietraia che scende dal Col du Valsorey (3107).

La coda del Ghiacciaio di Valsorey
Non la si risale subito, ma si continua a traversare su terreno "pianeggiante" fino a un costone erboso: questo è la traccia di salita più logica e meno faticosa nella parte iniziale. Presto però l'erba lascia inesorabilmente il posto alle pietre, e i 500 metri di dislivello fino al colle si svolgono tutti su questo terreno ripido e infame. Per fortuna ora ci sono diversi ometti a segnare la traccia, più battuta di quanto ci aspettassimo.



Alba verso il Gran Combin
Appena sotto al piccolo nevaio agonizzante che scende sotto il colle, occorre mantenersi a sinistra e affrontare un traverso un po' delicato, specialmente nell'ultima parte. Le difficoltà non superano il primo grado ma la roccia è veramente marcia! Si può anche valutare di salire direttamente il nevaio coi ramponi.

Dal passo la vista si apre sul versante svizzero, con la lingua finale (nera!) del Glacier du Valsorey. Il Velan è ancora nascosto... La traccia sale a sinistra, guadagnando velocemente quota su un fondo sempre piuttosto instabile, e con tratti esposti. La prima vetta che si raggiunge è quella del mont Cordine (3323), e qui finalmente possiamo ammirare la grande calotta di ghiaccio del Velan, arrossata dal primo sole.

Mont Velan

Questione di secondi e la luce del giorno si posa anche su di noi... è un momento magico!

 
Cresta affacciata sulla val d'Aosta

Ora la progressione è più divertente, lungo una bellissima cresta affilata e panoramica: da una parte il ghiacciaio di Valsorey, dall'altra il baratro sulla val d'Aosta, ancora coperta dalla nebbia: il sole radente del primo mattino illumina le montagne tutto attorno, ma la sfilata dei Quattromila deve ancora iniziare.

Roccia bella e fragile!

Scendiamo su terreno ripido alla nostra destra fino a una corda fissa, che ci permette di raggiungere lo stretto intaglio del col du Chamois: qui si può scendere sul ghiacciaio intersecando la via normale svizzera, ma visto il gran numero di crepacci aperti oggi non è il caso di farlo. Proseguiamo quindi sulla cresta, ora più sottile, subito sfruttando una seconda corda fissa - meglio non fidarsene ciecamente! - e poi su facile sentiero fino ai piedi del Mont Capucin (3395).

Passaggi un po' esposti

Questo si supera mantenendosi sul filo di cresta (passaggi di II) oppure seguendo una bella cengia sul lato ghiacciaio (attenzione in questo caso al traverso finale   da fare tassativamente coi ramponi). Superato il Capucin ci troviamo finalmente sul ghiacciaio. La prima parte si affronta stando vicini alla cresta e cercando la traccia migliore fra i tanti massi affioranti. Un breve pendio di massimo 40 gradi ci dà un po' da pensare per il ghiaccio vivo... a ritorno lo faremo assicurandoci.

Alla fine del tratto ripido. Dietro svetta il Gran Combin

Dopo questo tratto delicato ci resta soltanto da attraversare la parte finale del ghiacciaio, in direzione della cupola sommitale del Velan. Qui alcuni piccoli crepacci suggeriscono di procedere in cordata. La quota e gli ormai 1000 metri comodi di salita sulle gambe si iniziano a fare sentire, ma sappiamo che la vetta è vicina. Un traverso a destra in salita (35 gradi circa) con la neve ormai marcia ci permette di raggiungere la enorme, piatta calotta che è la cima del Velan (3735).


Foto di vetta, monte Bianco sullo sfondo

Per me è la quota più alta raggiunta finora, e pensare di essere partito ieri da 1500 mi dà una certa soddisfazione! Il fatto di doverci invece tornare tra non molto e poi proseguire in auto fino a Parma è un po' rattristante, ma ora non ci si pensa: ora ci godiamo il meraviglioso scorcio su tutta la catena del monte Bianco, così vicino dietro al Gran San Bernardo, al Rosa più lontano tutto bianco, con davanti la schiera di mastodonti di Zermatt e Zinal, "pezzetti" di Mishabel, e l'enorme Gran Combin in primissimo piano.


In ultimo piano da sinistra: Weisshorn, Dent Blanche, Dom, Alphubel, Dent d'Herens, Cervino, Monte Rosa.
In primo piano il ghiacciaio di Otemma

Guardando verso la Francia sbucano ghiacciai lontani, probabilmente Vanoise ed Écrins, verso la Svizzera si intravvede il blu del Lago di Ginevra. Un alpinista solitario ha raggiunto la vetta poco prima di noi, salendo una cresta sul versante Valsorey; altri due, guida e cliente, arriveranno poco dopo. Facciamo una lunga pausa godendoci la giornata perfetta, ma non possiamo tergiversare troppo, sono quasi le 11, bisogna girare i tacchi...

Discesa sulla cupola sommitale

La discesa si dimostrerà lunga e faticosa, dal Capucin facciamo anche una micro-calata per superare il tratto più ostico. Arriviamo al bivacco quasi alle 15, mangiamo qualcosa, diamo una sistemata e ci ributtiamo sul lungo sentiero di rientro. Stavolta per fortuna il sole decide di rimanere nascosto tutto il tempo dietro una nuvoletta, risparmiandoci il caldo dell'andata.

Cowboys on snow

Al baretto di Glacier ci meritiamo una freschissima radler prima di ributtarci sul caldo dell'autostrada. Peccato non potere comprare i formaggi degli alpeggi locali siccome al banco non si è presentato nessuno per mezzora... forse sono così buoni che preferiscono tenerseli! Oppure semplicemente hanno meno voglia di vendere le loro montagne, come nella non lontana Valtournanche.


DATI ESCURSIONE
Data uscita: 25 - 26 agosto 2016
Punto di partenza: Glacier (1550)
Punto più elevato: Mont Velan (3727)
Dislivello in salita: 1100 il primo giorno, 1250 il secondo (e 2350 di discesa)
Tempo totale di percorrenza: 3 ore il primo giorno, 10/12 il secondo
Grado di difficoltà: PD
Punti d'appoggio: Bivacco Rosazza / Savoie (2651). Acqua lungo il sentiero per il bivacco
Periodo consigliato: Da luglio a ottobre
Note segnaletica: Frecce gialle e segnali CAI fino al bivacco, poi ometti e traccia su ghiacciaio
Accesso stradale: Uscire dall'A5 ad Aosta e seguire per il Gran San Bernardo. Dopo le gallerie svoltare per Valpelline, superare il paese capoluogo dunque girare a sinistra per Ollomont. Proseguire fino al paesino di Glacier, l'ultimo della valle. Parcheggio con fontana.