giovedì 22 dicembre 2016

Una cavalcata sulle Apuane fra mare e nuvole: Cresta del monte Cavallo

Sulla cartina delle Alpi Apuane ci sono molte cime non toccate dalle linee rosse dei sentieri; e spesso si tratta delle più alte e conosciute: Pisanino, Pizzo d'Uccello, Grondilice, Contrario, e tutta la lunga cresta del monte Cavallo. Qui non ci sono cartelli, segnavia, ometti... solo tracce pestate da rari escursionisti e capre, vere regine di queste montagne.

La cresta del monte Cavallo

Sulla cresta l'esposizione è notevole, ma di fatto non ci sono tratti di vera e propria arrampicata. Il panorama verso il mare e la pianura toscana, gli scorci sulle montagne vicine, la forma particolarissima delle gobbe che una dopo l'altra si scavalcano, garantiscono un'esperienza di montagna vera e selvaggia, rovinata soltanto dalla presenza delle cave di marmo.


Giochi di luce e nebbia in cresta
Data uscita: 26 novembre 2016
Punto di partenza: Val Serenaia (1066)
Punto più elevato: Monte Cavallo (1888)
Dislivello in salita: 1000 circa
Tempo totale di percorrenza: 5 ore
Grado di difficoltà: EE, passaggi di I sulla cresta.
Punti d'appoggio: Rifugi Donegani, Val Serenaia Orto di Donna (aperti tutti solo d'estate), Bivacco K2, Bivacco Aronte
Periodo consigliato: Tutto l'anno, evitare le giornate troppo calde. D'inverno la cresta è valutata AD+, difficile trovarla in condizioni ottimali.
Note segnaletica: CAI sui sentieri, assente in cresta
Accesso stradale: Salendo dalla Lunigiana, si raggiunge Minucciano, dunque superata l'unica galleria svoltare a destra per la val Serenaia. La strada è asfaltata ma piuttosto esposta alla caduta massi.


Il punto di partenza migliore per la traversata del Cavallo è l'ombrosa val Serenaia, raggiungibile da Minucciano. Conviene parcheggiare nei pressi del campeggio (1066), a ridosso del primo e unico tornante dopo il rifugio Serenaia. Qui si sale per un poco lungo la strada verso il Donegani, per poi imboccare a sinistra il sentiero 180 (indicazioni rifugio Orto di Donna).

Veduta della valle di Orto di Donna col Pizzo d'Uccello

Si guadagna quota nella faggeta, che ci risparmia fin dove può lo scempio delle cave alla nostra destra. Dopo un tratto pianeggiante in un prato, il sentiero inizia a salire più deciso verso destra, superando una zona scoscesa (prestare attenzione con terreno bagnato); dopo circa un'ora dalla partenza, fa capolino dietro le piante il grande edificio del rifugio Orto di Donna (1496).

La cresta ovest del Cavallo
Lo lasciamo alla nostra destra, imboccando il sentiero 179 verso Foce di Cardeto. Rientrati nel bosco, incontriamo anche il giallo bivacco K2 e superiamo comodamente il versante nord del monte Contrario finché le piante lasciano il posto ai prati. A questo punto guardando verso il crinale individuiamo una stretta forcella, la Foce di monte Cavallo (1703), che si raggiunge faticosamente cercando la via migliore sul ripido pendio erboso.

Un ultimo strappo ci permette di affacciarci sul versante toscano: se è autunno o inverno probabilmente vedremo qui il primo sole della giornata! Sulla sinistra svetta il monte Contrario, preceduto da un imponente gendarme; a destra inizia invece la cresta ovest del Cavallo, di cui già si vede la cima principale con le caratteristiche squame di roccia oblique.


Imbocchiamo dunque il filo di cresta, all'inizio facile poi via via più sottile. Una prima lama di roccia si può aggirare dal versante nord, oppure affrontare direttamente (I grado, roccia marcia!); poco dopo se ne incontra un'altra, più affilata ed esposta, che conviene invece superare su debole traccia dalla parte del mare (presente vecchio cordino attorno a una pietra).

La seconda lama di roccia: la si aggira per i pendii a sinistra nella foto

A questo punto siamo ai piedi della cima settentrionale, che a prima vista appariva inaccessibile. Prestando attenzione al terreno sfasciumoso, si traversa leggermente a destra in salita, per poi riguadagnare la cresta, a poco a poco meno ripida. Dalla vetta, dirimpetto al Pisanino, scende la cresta nord: solitamente percorsa d'inverno come accesso alla traversata, partendo da Foce di Cardeto, presenta un paio di passaggi di II grado. Senza la neve è meglio salire come qui descritto dalla Foce di Cavallo.

Monte Contrario

Dalla cima settentrionale si scende facilmente all'intaglio da cui sbuca il canale Cambron, altra classica salita invernale, e si affronta il tratto più esposto della traversata. La cuspide rocciosa della cima principale va affrontata stando inizialmente sulla destra, dove un piccolo cavo d'acciaio aiuta a superare una placca un po' liscia. Poco dopo conviene portarsi di nuovo sul filo di cresta, molto esposto ma più semplice. Superata l'ultima fascia di roccette si è in vetta (1888, un'ora da Orto di Donna).

Vista dalla cima principale sul proseguo della cresta

Lo spazio è ridotto, il terreno roccioso, la cresta prosegue aerea verso sud est. Sempre in marcata esposizione ma su traccia più battuta si superano una dopo l'altra le spettacolari gobbe centrali del Cavallo. Qualche passaggio di I grado consente di guadagnare la quota 1872, da cui si scende ad un'ampia sella erbosa. A questo punto è consigliabile proseguire fino alla cima meridionale, che strapiomba letteralmente sul Passo della Focolaccia (circa 10 minuti), ma occorre poi ritornare alla suddetta sella.

A sinistra la cima settentrionale, al centro quella principale

E' da qui infatti che si scende dalla cresta, cercando la linea più comoda sui ripidi prati che digradano verso il mare. Conviene seguire a grandi linee un canale, lasciandosi a sinistra una fascia di rocce, e puntando a una roccia con un caratteristico foro che ricorda vagamente una chitarra (una Gibson Les Paul per la precisione!). Qui passa il sentiero 167 che unisce la valle degli Alberghi con il Passo della Focolaccia.

Verso il sentiero 167: notare il foro-chitarra!

Stando attenti, prima di intercettare il 167 si incontra un'altra traccia, un po' vaga, che traversa un poco più in quota. Imboccarla a sinistra e seguirla con qualche breve saliscendi fino alla Forcella di Porta (1747), evidente intaglio lungo la cresta sud-ovest (detta anche coda) del Cavallo. Sulla sinistra dentro la parete si apre una grotta, mentre da destra sale appunto il sentiero 167, che ora seguiamo in discesa raggiungendo brevemente il Bivacco Aronte (1650, un'ora e mezzo dalla cima).

Interno del Bivacco Aronte

Ci tocca ora attraversare la grande cava sul Passo della Focolaccia, che spacca in due la montagna costringendo a compiere un giro illogico (e molto poco intuitivo con scarsa visibilità!). Seguiamo per un breve tratto la sterrata che sale da Gorfigliano abbandonandola per il sentiero 178, che traversa il versante nord del Cavallo (qualche facile tratto su roccette) conducendoci alla Foce di Cardeto (1642, 30 minuti dal Bivacco Aronte), uno dei passi più caratteristici delle Apuane.

Incisioni cavestri al passo della Focolaccia

Da qui si imbocca a destra il sentiero 179 (indicazioni val Serenaia), che passa sotto caratteristici massi di roccia scistosa caduti dalle vicine pareti degli Zucchi di Cardeto. Si procede con attenzione, apprezzando i meravigliosi scorci sul Pisanino, e dopo un ultimo tratto di discesa ripido su roccette (presente cavo) si entra una volta per tutte nel bosco, raggiungendo comodamente il parcheggio (un'ora dalla Foce di Cardeto).

Ciò che resta dentro la Buca della neve del Cavallo presso Foce di Cardeto

lunedì 5 dicembre 2016

Pizzo Arera, cresta est. Anello invernale su una bella cima orobica

Il Pizzo Arera spicca tra le valli Brembana e Seriana, nel cuore delle Alpi Orobie. Vicino alla pianura, dalla quale è ben riconoscibile nelle giornate serene, è una cima isolata e panoramica, molto frequentata dai bergamaschi: complice il rifugio Capanna 2000, accogliente e quasi sempre aperto, e una strada asfaltata che sale oltre i 1500 metri: vero lusso per le Orobie, e infatti lo si paga!

La nord del Pizzo Arera e le Orobie
 
L'itinerario suggerito è una breve ma completa traversata che permette di affacciarsi sul versante nord dell'Arera, decisamente più aggressivo rispetto a quello sud, da cui si sale; è consigliabile percorrere la cresta quando è totalmente innevata, per godersi lo spettacolo delle grandi cornici sporgenti. La discesa dalla normale richiede un po' d'attenzione nel superamento di un canalino attrezzato, per il resto è abbastanza facile. Con pericolo valanghe alto meglio andare altrove (tutto il versante sud è piuttosto a rischio).

Croce di vetta ghiacciata!

Data uscita:  4 Dicembre 2016
Punto di partenza: Parcheggio Plassa di Zambla, sopra il rifugio Saba (1600)
Punto più elevato: Pizzo Arera (2512)
Dislivello in salita: 1000 m scarsi
Tempo totale di percorrenza: 4/5 ore a seconda delle condizioni
Grado di difficoltà: F
Punti d'appoggio: Rifugio Capanna 2000 (quasi sempre aperto)
Periodo consigliato: Da inverno a primavera inoltrata
Note segnaletica: Sentieri di avvicinamento stranamente poco battuti e con segnavia molto vecchi. Qualche bollo e ometto sulla cresta; la discesa invece è segnalatissima.
Accesso stradale: Raggiungere Zambla Alta (meglio salire dalla val Seriana, meno trafficata della val Brembana), dunque seguire le indicazioni per il monte Arera. Presso alcuni orribili caseggiati, prendere la strada in ripida salita (via Monte Arera); se si vuole lasciare l'auto al parcheggio a 1600 metri, occorre pagare in anticipo alla sbarra (4 euro giornaliero) e lasciare il biglietto esposto in auto - attenzione, su non c'è un'altra macchinetta e lungo tutta la strada vige il divieto di sosta! In alternativa sono circa 30 minuti a piedi su asfalto.

Vista del Pizzo Arera da Zambla Alta con schizzo dell'itinerario

Itinerario:
Dal parcheggio seguire la sterrata che passa vicino ai ruderi dei dismessi impianti di risalita; dopo un paio di tornanti, sulla destra si stacca il sentiero 222/237, che compie un lungo traverso sul versante sud dell'Arera. A un primo bivio si prosegue verso Cima Grem (sentiero 237) fino a raggiungere il fondo di una valletta (45 minuti dall'auto).

Pizzo Arera da sud est

Qui a seconda dell'innevamento conviene tagliare a sinistra in salita e raggiungere per tracce (segnavia 244, sentiero quasi inesistente) la Forcola di Valmora (1996); in alternativa si prosegue sul sentiero principale, che poco oltre sbuca nel piccolo altopiano di Baita Camplano (1826). Da qui si imbocca a sinistra la valletta che sale da Baita Valmora, e per tracce più o meno marcate si raggiunge da destra l'omonima forcella, da cui inizia la cresta est.

Sopra Baita Camplano

La prima parte è semplice, ma offre già scorci vertiginosi sulla parete nord. Appena la cresta si restringe, si incontra un primo salto di rocce, che io ho trovato ancora sgombro dalla neve: affrontato direttamente oppone passaggi di I grado, ma si può aggirare da sinistra. Forse è il passaggio più esposto della salita.

Primo tratto di roccette

La cresta diventa poi un largo e comodo costone sui 30°, che consente di guadagnare velocemente quota: io ho iniziato a trovare neve continua da qui in poi. Dopo un centinaio di metri la cresta si restringe di nuovo e un tratto un po' più ripido porta in vetta alla quota 2420. Finalmente compare la vetta dell'Arera, e inizia il tratto di cresta più spettacolare.


Cornici in cresta

Si scende seguendo il filo senza esporsi troppo sulle cornici, per poi risalire su pendenza via via maggiore (uscita sui 40°) fino all'antecima, caratterizzata da una brutta antenna. Un ultimo facile tratto accompagna alla croce di vetta, con vista grandiosa sui canali che sprofondano a nord e tutta la catena orobica... anche molto più lontano se siete fortunati e la giornata è tersa!

Vista della quota 2420 dall'anticima
 
Per scendere si segue la via normale, solitamente battuta, che all'inizio costeggia la cresta in direzione opposta, poi poco dopo scende decisamente a sinistra (30°), puntando a un canalino; una strozzatura ripida si supera con l'ausilio del cavo e qualche piolo di ferro. Poco dopo si risale dalla parte opposta (continuando a scendere si entrerebbe nel canalino sud, salita invernale, PD-) uscendo sul lungo, facile crestone sud-ovest, che con pendenza costante sotto i 30° scende dritto al rifugio Capanna 2000.

Il passaggio attrezzato della via normale alla fine del canalino sud
 
Consigliata la sosta al rifugio, piatti buoni e cameriera graziosa! Seguendo la strada sterrata oppure il sentiero che la taglia per i prati, in 30 minuti si torna al parcheggio. Gita tranquilla, in ambiente un po' antropizzato ma che diventa via via più severo salendo; adatta a inizio stagione e perfetta quando c'è neve soltanto dai 2000 metri in su. Si può tranquillamente affrontare in mezza giornata.


Rifugio Capanna 2000 e Monte Alben